La pièce teatrale, che si terrà il 16 e 17 novembre presso il Teatro Archa di Praga, aprirà le celebrazioni del Centenario dell’Istituto Italiano di Cultura di Praga.
Video-interviste ad Andrea Vellotti e Jana Svobodová, artefici dello spettacolo “Perchè non io?” del teatro NEST
Come è nata l’idea di questo spettacolo e come è iniziata la vostra collaborazione?
A.V. Lo spettacolo nasce dalla conoscenza, dalla voglia di ascoltarsi e stupirsi, dal non dare nulla per scontato, dall’unione. È una collaborazione che ha una genesi digitale per completarsi a dicembre 2021 quando ci siamo trovati a condividere lo stesso luogo e a scambiarci energie e silenzi.
J.S. Sono venuta al Teatro NEST nel dicembre 2021 su invito della Fondazione Campania dei Festival e quel giorno stesso ho incontrato Andrea Vellotti, il direttore del teatro che ha riunito un gruppo di giovani teatranti. Ho detto loro: “Insieme cercheremo il linguaggio originale di questo gruppo. Non vi dirò cosa fare, vi darò gli strumenti per condurvi alla vostra creazione. Cercheremo insieme un argomento per la nostra presentazione. Non lo sappiamo ancora. Il tema lo portate voi”.
Il NEST è un progetto artistico e sociale molto innovativo ed ambizioso. Come è stato per voi lavorare con i ragazzi del NEST in questi mesi?
A.V. Il lavoro con i ragazzi è quotidiano, non si arresta mai, sempre dinamico e in divenire. I giovani sono una spinta costante, non ti permettono di abbassare la guardia, mai. Ti danno tanto, si affidano, si fidano. E giocare con loro è il lavoro più emozionante che possa esserci.
J.S. L’incontro con il team del teatro NEST è una delle mie esperienze artistiche più forti. Lavorare con persone che hanno una forte motivazione per il loro lavoro non è sempre scontato. Gli artisti del NEST sono consapevoli della situazione socio-politica in cui vivono e sono aperti a una riflessione attraverso le loro storie personali usando il linguaggio del teatro.
Il vostro modo di far teatro si basa sul metodo sperimentale di “ascolto estremo”. Ci potete spiegare meglio in che cosa consiste?
A.V. Viviamo un’epoca dove l’aspetto visivo e di apparenza è centrale nella vita di molti. In teatro proviamo a ribaltare questo paradigma e a focalizzare l’attenzione e l’energia su chi abbiamo di fronte, cercando di accogliere qualunque stimolazione che fa crescere anche la conoscenza di sé.
J.S. Ho preso in prestito il termine “ascolto estremo” dalla formazione View Points. È un modo di lavorare in cui, sulla base di semplici indicazioni, l’interprete può agire liberamente sul palcoscenico senza che il regista debba dirgli cosa fare. Gli interpreti stessi sono gli autori della loro azione. Parte di questa “tecnica” nel mio caso comprende anche il lavoro con la tecnologia teatrale, come luci, suono, video. Considero questo lavoro equivalente alla parola e all’azione fisica sul palco. Soprattutto nel formato che chiamiamo “teatro sociale specifico”, gestire cavi, lavagne luminose e videoproiettori crea un livello separato di responsabilità reciproca. Grazie alla tecnica dell'”ascolto estremo”, si crea una dichiarazione collettiva.
Pensate che la partecipazione a un grande evento come le celebrazioni del Centenario dell’Istituto di Cultura di Praga possa essere un importante trampolino di lancio per il NEST?
A.V. È sicuramente un punto di partenza ma non bisogna sottovalutare il percorso che ci ha portato a essere presenti in una manifestazione così importante. È un primo tassello che può fare da apripista a nuovi progetti internazionali dove vogliamo essere sempre più protagonisti.
J.S. Assolutamente! Il fatto che, con il grande sostegno della Fondazione Campania dei Festival, del Centro Ceco di Roma, del Ministero degli Affari Esteri d’Italia e dell’Istituto Italiano di Praga, sia stato possibile che giovedì 10.11. la squadra del teatro NEST atterrasse all’aeroporto Václav Havel di Praga è un piccolo miracolo di questi tempi. Alcuni degli interpreti non hanno mai viaggiato oltre i confini di Napoli, la maggior parte di loro non ha esperienza di presentazione del proprio lavoro all’estero. Il centenario dell’Istituto Italiano a Praga ha creato un contesto internazionale per l’incredibile lavoro che Andrea Vellotti sta svolgendo da tempo con un gruppo di giovani creativi in una zona socialmente complicata di Napoli. Partecipando al festival AKCENT, NEST farà d’ora in poi parte della rete europea di teatri che si occupano di teatro documentario e socialmente specifico.
Quali sono i vostri progetti futuri?
A.V. Il futuro è adesso, non bisogna fermarsi e continuare a sollecitare e proporre nuove sfide. Continuerà il percorso di formazione del gruppo con Maestri di caratura nazionale e le possibilità per i ragazzi di mettersi continuamente in gioco attraverso spettacoli e progetti pedagogici.
J.S. Prima ancora di partire per Napoli, insieme al “Perché non io?” presentato in anteprima al teatro NEST, presenterò al festival AKCENT una produzione nata dalla collaborazione con l’organizzazione Jam Factory di Lviv. Si tratta di un testo della giovane scrittrice ucraina Anastasia Kosodii, Otto composizioni della vita degli ucraini per un pubblico occidentale. Ho contattato cinque interpreti femminili, ciascuna proveniente da un diverso Paese europeo. Questa è la prima pubblicazione. Stiamo programmando la prima per la primavera del 2022. Parallelamente alla creazione, dirigo progetti educativi. Il più grande si chiama Teatro della Democrazia. Il mio metodo di “ascolto estremo” è, tra l’altro, un metodo per insegnare il rispetto reciproco nelle scuole.