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La nascita degli studi archeologici in Italia. Seconda parte
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La nascita degli studi archeologici in Italia. Seconda parte

Categorie: Archeologia e Patrimonio

Brevi cenni per scoprire l’archeologia.

L’Unità d’Italia rese necessario armonizzare le diverse legislazioni sulla tutela dei beni archeologici e artistici. Fu anche il momento in cui le varie esperienze archeologiche preunitarie vennero a incontrarsi e a relazionarsi con altre esperienze europee coeve fornendo lo spunto per una riflessione di carattere metodologico che portò, in campo archeologico, all’influsso in Italia della scuola tedesca per oltre cinquanta anni.

Alla necessità di formare nuove figure di archeologi cercò di dare risposta Giuseppe Fiorelli che, all’indomani dell’Unità d’Italia, fondò la Scuola Archeologica di Pompei, mentre preminenti figure come quella di Rodolfo Lanciani e di Giacomo Boni si impegnarono nello studio archeologico e topografico di Roma, la nuova capitale d’Italia, nel momento del suo intenso rinnovamento urbanistico successivo alla nascita dello Stato.

L’archeologia italiana si spinse anche al di fuori dei confini nazionali come avvenne nel 1899 quando una missione italiana si stabilì a Creta, creando i presupposti per la nascita di quella che sarebbe stata, in seguito, la Scuola Archeologica Italiana di Atene fondata nel 1909 e tuttora attiva. Tale istituzione è un organismo pubblico autonomo al quale il Ministero degli Affari Esteri partecipa attraverso un proprio rappresentante nel Consiglio di amministrazione insieme ad altri Ministeri. La Scuola si articola in due sedi: una ad Atene, dove hanno luogo le attività di studio e di ricerca, e una amministrativa a Roma.
La Scuola è il punto di riferimento in Grecia per le missioni archeologiche italiane ivi operanti; ha lo scopo di condurre ricerche archeologiche in Grecia e nelle aree di civiltà ellenica, nonché di formare studiosi in diversi settori storico-archeologici. Alla Scuola è legata la figura di Doro Levi che, alla fine della II Guerra Mondiale, la diresse per quasi tre decenni seguendo le orme dell’archeologo Alessandro della Seta, direttore della scuola dal 1919 al 1939. Levi diede nuovo impulso all’insegnamento della Scuola e favorì la rinascita di ricerche archeologiche italiane in Grecia e in Turchia.

La necessità di preservare e restaurare il vasto patrimonio artistico e archeologico italiano portò, negli anni ’30, alla creazione di due istituzioni dedicate al restauro e fondamentali scuole in questo settore: il Gabinetto di Restauro dei Dipinti voluto da Ugo Procacci a Firenze (1932) e l’Istituto Centrale per il Restauro. Nel 1975, il primo venne unito all’Opificio delle Pietre Dure (nato nel 1588 a Firenze), mentre il secondo – oggi rinominato Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro (ISCR) – venne istituito nel 1939 a Roma ed ebbe come primo direttore Cesare Brandi.

Ritornando al campo dell’archeologia, una figura spicca tra gli anni ’30 e gli anni ’70 del secolo scorso ed è quella di Ranuccio Bianchi Bandinelli, intellettuale e archeologo, alla cui scuola si formarono, tra gli altri, Andrea Carandini, Filippo Coarelli, Adriano La Regina, Mario Torelli e Fausto Zevi.

Le istanze di tutela del vasto patrimonio artistico e archeologico nazionale spinsero l’Italia a dotarsi, nel 1969, di uno strumento di polizia idoneo e specifico: il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Alla tutela si è aggiunto, quindi, anche il contrasto alla vendita illegale dei beni artistici ed archeologici che ha reso tale Comando un modello per le polizie di molte nazioni e un sicuro punto di riferimento per la lotta al traffico illecito di beni culturali.

Le missioni archeologiche italiane all’estero sono legate a una lunga tradizione di studi italiani e si adoperano, con il supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, per continuare questa tradizione approfondendo ulteriormente le conoscenze archeologiche nelle più diverse regioni del mondo. Alcune missioni, come nel caso della Scuola Archeologica Italiana di Cartagine (SAIC), di recente creazione, hanno favorito sinergie e scambi di informazioni per meglio studiare specifiche aree nel mondo. Le missioni hanno saputo creare stretti legami con le istituzioni locali collaborando con esse nello sviluppo di reciproci scambi culturali e scientifici mettendo a disposizione ciò che l’Italia ha saputo realizzare nel campo dell’archeologia, del restauro e della tutela dei beni artistici e archeologici.

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