Presentati dall’università del Salento i risultati degli scavi archeologici nel sito iraniano di Shahr-i Sokhta.
“La Pompei d’Oriente”
Con la pubblicazione del libro “Scavi e ricerche a Shahr-i Sokhta” vengono presentati al pubblico i più recenti risultati delle indagini della omonima Missione archeologica, cofinanziata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Il sito, iscritto nella lista Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, sorge nella provincia dell’Iran orientale Sistan-va-Baluchistan ed è considerato un vero e proprio Eldorado archeologico.
L’insediamento, infatti, si è perfettamente conservato a causa delle concrezioni saline presenti su tutta la superficie che hanno sigillato i reperti e le strutture del sottosuolo. Ma la sua particolarità risiede anche nel fatto di essere stato spesso associato dalla letteratura archeologica alla mitologica Aratta, città citata nei testi sumerici, che rivaleggiò con i sovrani della prima dinastia di Uruk. Nei testi sumerici Aratta è presentata come un posto lontano, difficile da raggiungere, favolosamente ricco, pieno di oro, argento, lapislazzuli e numerosi altri materiali preziosi.
In attesa di trovare conferme sull’identificazione del sito, i rinvenimenti effettuati negli ultimi 23 anni dalla missione iraniana e dal progetto italiano guidato dal Prof. Ascalone ne hanno confermato l’eccezionalità. Sono stati infatti scoperti ingenti quantitativi di pietre non lavorate, come lapislazzuli, turchese, alabastro, prova di una importante attività commerciale con i principali centri del Vicino Oriente. La prosperità economica avrebbe permesso una forma di equilibro sociale tra i clan che ha impedito la centralizzazione del potere e la formazione di una classe dominante: le centinaia di proto-tavolette in argilla recentemente scoperte sono infatti considerate come forme di contabilità di matrice famigliare. La sua improvvisa decadenza viene attribuita a un radicale e repentino cambiamento climatico che avrebbe colpito i maggiori centri di tutta l’Asia Media.
Il volume è curato dal Direttore del Progetto MAIPS Enrico Ascalone e da Seyyed Mansur Seyyed Sajjadi, direttore del progetto archeologico di Shahr-I Sokhta e Dahan-ye qolaman dal 1997.