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Ricercatori della Sapienza portano alla luce raro abitato precolombiano
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Ricercatori della Sapienza portano alla luce raro abitato precolombiano

Categorie: Archeologia e Patrimonio

Nuove scoperte nella Repubblica Dominicana.

Delegazione del Museo del Hombre Dominicano in visita al sito di El Pozito (Las Galeras)
Delegazione del Museo del Hombre Dominicano in visita al sito di El Pozito (Las Galeras)

Un abitato arcaico riferibile ad una comunità di tradizione pre-agricola è stato recentemente scoperto in località “El Pozito” (Las Galeras) nella penisola di Samanà (nord-est della Repubblica Dominicana) da ricercatori della Missione  del Dipartimento SARAS della Sapienza, sostenuta dal MAECI.

L’abitato è databile tra il 4000 e il 500 a.C. e si tratta di una scoperta sensazionale, data la carenza di informazioni archeologiche sul primo popolamento delle isole del Centro America. Gli unici dati riferibili all’isola di Hispaniola risalgono a circa cinquant’anni fa e si riferiscono a sporadiche ricerche non affrontate in maniera scientifica e non pubblicate in modo sistematico. Inoltre, il popolamento successivo caratterizzato dall’intensa diffusione di gruppi dediti all’agricoltura ha cancellato quasi sempre le tracce del popolamento più antico soprattutto nelle isole maggiori, mentre le uniche tracce di insediamenti antichi sono emerse nell’arcipelago delle piccole Antille.

Questa importante scoperta avviene a circa un anno dalla pubblicazione sulla prestigiosa rivista Nature di un articolo sulla genomica delle popolazioni pre-colombiane dei Caraibi. L’articolo indicava in modo chiaro il modello del popolamento dei gruppi agriculturalisti Taino, ma lasciava irrisolta l’origine delle popolazioni arcaiche preceramiche, se dalla parte settentrionale del America meridionale o dal Mesoamerica.

Di grande interesse è la produzione di manufatti su conchiglia realizzata su grandi gasteropodi di cui si rinvengono forme e preforme a diversi stadi di lavorazione. L’occupazione pre-agricola delle isole caraibiche, infatti, è caratterizzata da gruppi con mobilità stagionale che basavano la loro sussistenza sulla caccia di piccoli animali, la pesca e soprattutto la raccolta dei grandi e piccoli molluschi marini e terrestri. E’ emersa un’ampia porzione di una officina di lavorazione delle materie prime come grandi gasteropodi marini accanto a un’incredibile quantità di molluschi terrestri, sfruttati sia per uso alimentare che per la produzione di strumenti. Lo strumento più caratteristico che ci permette inoltre di circoscrivere il sito alle fasi arcaiche è l’ascia mariposoide, ovvero a forma di farfalla, distintiva dei gruppi pre-agricoli tardivi.

La scoperta più significativa rimanda all’individuazione di un pozzetto rituale in cui furono deposti 12 pestelli (majadores) di pregevolissima fattura. Sulle superfici di alcuni di questi strumenti sono visibili tracce di usura e numerosi residui perfettamente conservati. In particolare, la presenza di tessuti vegetali identificati a basso ingrandimento e numerosi amidi suggerisce l’utilizzo dei majadores come pestelli per sminuzzare e macinare tuberi prima della loro deposizione. Sembra che si tratti di una sorta di offerta rituale riferibile alla sfera cultuale di questi gruppi, ma connessa anche alle pratiche di sussistenza.

Il valore di questa scoperta si misura sulla base delle nostre conoscenze, pressoché inesistenti, sulle pratiche di vita quotidiana, su quelle connesse all’economia di sussistenza e sulla sfera rituale dei gruppi arcaici che abitavano i Caraibi prima dell’avvento delle principali culture dedite all’agricoltura. L’avvio di una nuova stagione di ricerca in questo nuovo sito dai caratteri arcaici ci proietta finalmente sulle tracce delle prime comunità che hanno colonizzato le isole del Centro America.

La missione è diretta sul campo dal dott. Francesco Genchi, con la collaborazione di ricercatori dei Dipartimenti di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo Facciali e di Biologia Ambientale (Prof.ssa Emanuela Cristiani e Prof. Alfredo Coppa) ed in collaborazione con i ricercatori del Museo del Hombre Dominicano di Santo Domingo.

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