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“BooktoScreen” diventa film. Intervista a Nicola Lagioia
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“BooktoScreen” diventa film. Intervista a Nicola Lagioia

Categorie: Cultura e creatività -Cinema e Audiovisivo -Editoria e Letteratura

In occasione del lancio di Fare Cinema 2021, intervistiamo lo scrittore e direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino.

a cura di Laura Pugno

Nell’anno della pandemia, per la nuova edizione di Fare Cinema, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il Salone Internazionale del Libro di Torino (SalTo) realizzano “BookToScreen. Dal passato al futuro. Sei libri, sei schermi“, la versione digitale del Programma BookToScreen, l’appuntamento che presso l’International Book Forum della manifestazione torinese è rivolto al mercato dei diritti audiovisivi che consentono l’adattamento dei contenuti editoriali e letterari, per il cinema, la TV e il teatro. Ne parliamo con lo scrittore Nicola Lagioia, Premio Strega 2015 e dal 2017 direttore del SalTo.


Con i documentari della serie BooktoScreen, per l’edizione 2021 di Fare Cinema, la Farnesina e il Salone Internazionale del Libro di Torino avviano una collaborazione che ha per fine la sempre maggiore internazionalizzazione del libro italiano nel mondo, anche grazie alle nuove dinamiche crossmediali e transmediali. L’adattamento di romanzi italiani dalla pagina scritta, per il cinema o per la serialità televisiva, è una tendenza in crescita. Cosa è stato fatto e cosa si può ancora fare in questa direzione?

Nel nostro Paese tra cinema e letteratura il legame è stato sempre molto solido e al tempo stesso molto libero. Basti solo pensare (per andare sul classico) a come Visconti rilegge Boito quando gira Senso, o a come (qui siamo sul contemporaneo) Bertolucci rilegge l’Ammaniti di Io e te. Con l’esplosione delle serie tv questo rapporto è diventato ancora più intenso. Le serie prevedono strutture narrative e organizzazioni drammaturgiche (pur ovviamente mantenendo uno specifico cinematografico molto forte) ancora più vicine alla forma romanzo di quanto non faccia il cinema tradizionale. Non è un caso che le serie tv italiane di maggiore successo siano spesso quelle tratte da romanzi. Cosa si può ancora fare? Sperimentare. Una buona serie tv non adatta necessariamente un romanzo, all’occorrenza lo trasforma magari mantenendone lo spirito. Le serie tratte da romanzi italiani sono un’ottima occasione di espressione artistica, ma anche uno strumento (doppio) di soft power all’estero. Bisogna lavorare per alzare sempre più il livello.



Quest’anno, per le note ragioni dell’emergenza sanitaria, il Salone del Libro di Torino, appuntamento molto atteso da tutto il settore letterario ed editoriale, si terrà a ottobre invece che nelle tradizionali date di maggio. Cosa abbiamo imparato e cosa stiamo ancora imparando dall’anno straordinario che abbiamo vissuto?

Limitatamente al settore editoriale, quest’anno ci ha insegnato che il libro (e tutto ciò che questa parola e questo meraviglioso oggetto evoca intorno a sé) è molto più resistente di ciò che si pensa. La gente ha continuato a leggere durante la pandemia, ha anzi letto più di prima. Il libro è un grande contenitore di complessità (e la pandemia ci sta insegnando quanto un approccio complesso ai problemi sia vitale) e mette i lettori in connessione con temi fondamentali in modo emotivamente fortissimo (e a causa della pandemia, con alcuni temi cruciali siamo stati costretti a confrontarci, se mai in passato avevamo creduto di poterli rimuovere). Il libro sarà una grande bussola anche per il XXI secolo.



L’editoria italiana ha due importanti appuntamenti all’orizzonte, nel breve e medio termine, Livre Paris e la Buchmesse di Francoforte in cui sarà il Paese ospite d’onore. Quali strategie, dall’osservatorio del Salone, consentirebbero di arrivare nelle migliori condizioni possibili a queste scadenze?

Il nostro Paese deve dotarsi in modo stabile di un grande fondo per l’aiuto alla traduzione dei libri italiani all’estero che sia all’altezza della nostra storia culturale ed editoriale. Non dico che non vi sia stato uno sforzo importante finora, ma c’è bisogno di fare molto di più. Fondi di ottimo livello esistono in molti Paesi di buona o grande tradizione letteraria. Questi appuntamenti (Parigi e Francoforte) spero siano l’occasione per colmare la lacuna. È una cosa importantissima per il nostro Paese.

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