Questo sito utilizza cookie tecnici, analytics e di terze parti.
Proseguendo nella navigazione accetti l’utilizzo dei cookie.

Preferenzecookies

Intestazione navigazione sito

Dalla selva oscura al Paradiso. Intervista a Alberto Casadei
Portale Della Lingua Italiana

Dalla selva oscura al Paradiso. Intervista a Alberto Casadei

Categorie: Cultura e creatività -Editoria e Letteratura

Una riflessione sulla figura di Dante Alighieri.

Alberto Casadei
FotoCasadeiBo6mar18

a cura di Laura Pugno

Nell’ambito del programma Dante 700 nel mondo curato dalla Farnesina, l’audiolibro “Dalla selva oscura al Paradiso” – realizzato in 33 lingue, con la collaborazione di 32 Istituti Italiani di Cultura e in partenariato con il Comune di Ravenna, la Società Dantesca Italiana e l’Associazione degli Italianisti – propone una selezione della Divina Commedia curata da due prestigiosi italianisti: Alberto Casadei, dell’Università di Pisa, e Sebastiana Nobili, dell’ateneo di Bologna-Ravenna.

La drammaturgia di Marco Martinelli e di Ermanna Montanari, fondatori del Teatro delle Albe, dà vita a un inedito percorso nelle tre cantiche.

In quest’intervista, Alberto Casadei ci racconta la genesi del progetto e riflette sulla figura di Dante Alighieri, in modo particolare sulla ricezione della sua opera all’estero.

Com’è nato l’audiolibro “Dalla selva oscura al Paradiso”?

È nato da un dialogo dell’inizio del 2020 fra il dott. Paolo Luigi Grossi e me, durante il quale abbiamo svolto qualche riflessione su come aumentare la conoscenza di Dante nel corso del 2021, dato che quest’anno, come tutti ricordiamo, cade il settecentesimo anniversario della morte del poeta. Io segnalavo l’ottima accoglienza che ricevono gli audiolibri in più lingue e facevo notare che potevamo trovare ottimi lettori per l’originale, nonché numerose traduzioni della Divina Commedia. Alla proposta operativa hanno risposto molti più Istituti Italiani di Cultura rispetto al numero che avevamo ipotizzato: e forse solo qualche problema contingente ha impedito di aggiungere ulteriori adesioni. Sull’onda di questa forte adesione, abbiamo individuato in Marco Martinelli ed Ermanna Montanari del Teatro delle Albe, già impegnati in un grande progetto dantesco con il Comune di Ravenna, i lettori ideali e abbiamo chiesto alla prof.ssa Sebastiana Nobili (docente dell’Università di Bologna e, come me, attiva nel Gruppo Dante dell’Associazione degli italianisti) di preparare una guida all’antologia di canti. Da queste sinergie è scaturito un audiolibro che penso sia adatto a far cogliere a ogni ascoltatore un’idea della grandiosità narrativa della Divina Commedia e insieme della sua fruibilità persino in traduzione, come già notava T.S. Eliot. Addirittura, ascoltando le versioni di cui non conosco la lingua, mi pare spesso di percepire una ritmicità poetica chiara e forte, segno che i traduttori sono stati in grado di trasmettere questa componente essenziale del capolavoro dantesco.

Dante, in Italia, è il padre della lingua. Ma come è percepito il nostro grande poeta all’estero? Cosa è stato fatto, cosa resta da fare per la diffusione della sua opera nel mondo?

Dante non è solo un grande classico ma penetra in molti ambiti della cultura pop, come dimostra l’uso della sua icona in film, video e persino videogame. È stato riletto, soprattutto dopo la fase romantica, in moltissimi modi, avanguardistici, postmodernisti, ipermodernisti ecc. Questo centenario può costituire l’occasione per riflettere sulla vitalità di Dante e della Divina Commedia, uscendo dai soliti schemi: la lettura di un canto con molte note, le illustrazioni (peraltro tuttora molto suggestive) di Doré, le interpretazioni dei grandi attori e così via. Io penso che occorra innanzitutto far conoscere in Italia e all’estero quanto Dante ha influenzato le opere di grandi scrittori e artisti, proprio perché i temi che tocca sono universali: per parlare di colpe e punizioni, ma anche di pentimento e perdono o addirittura salvezza, il poema dantesco è tuttora ricco di spunti immediati e forti, come hanno capito benissimo autori quali Amiri Baraka, Seamus Heaney o Kenzaburo Oe. In particolare, il cercare di far cogliere la ritmicità delle terzine può essere un eccellente mezzo per penetrare non solo nella lingua italiana con la sua lunga storia, ma anche nei suoi usi stilistici più raffinati. Un bellissimo esercizio potrebbe essere quello di far conoscere alcune terzine in italiano, commentandole in modo da far apprezzare le loro potenzialità in qualunque altra lingua.

Dante 700 nel mondo, il programma organizzato dalla Farnesina,  prevede film, spettacoli, mostre, concerti e persino una app per il cellulare. Che cosa apporta la multimedialità alla figura di Dante? In che modo ogni diversa disciplina artistica ci aiuta a conoscere la sua figura?

Come già accennavo, il fatto che Dante sia stato ‘visualizzato’ sin dal Trecento, ma davvero intensamente soprattutto dall’Ottocento a oggi, impone di considerare queste versioni pittoriche o multimediali come una parte integrante della sua fortuna. Io credo che, se consideriamo in particolare la Divina Commedia come un grande spartito (ma ci sarebbe tanto da imparare partendo dalla Vita nova o da altre opere cosiddette minori), ogni sua esecuzione ci possa arricchire di qualche risonanza imprevista. Così, se io guardo i primi otto canti dell’Inferno nel video A TVDante, realizzato da Peter Greenaway e Tom Phillips nel 1989-1990, percepisco l’importanza delle masse nella descrizione dell’Inferno e non solo quella dei singoli personaggi, sia pur grandissimi come Francesca da Rimini. Se vedo le perfomances di Romeo Castellucci e della Societas Raffaello Sanzio (Avignone, 2008-2009), colgo forme di violenza spietata insieme a accenni di possibili salvezze, concretizzate in simboli che prendono spunto da Dante senza ‘imitarlo’ passivamente. La partecipazione a un rito collettivo, come quello approntato dal Teatro delle Albe a Ravenna per l’Inferno (2017) e il Purgatorio (2019), fornisce in concreto un’esperienza immersiva, che in effetti è chiesta da Dante stesso quando descrive il suo Aldilà. In altre parole, la multimedialità ci mette in grado di comprendere aspetti inediti dell’universalità della Divina commedia, benché nemmeno in questo modo si riesca ad esaurirla.

Che cos’è, di Dante, che ancora non sappiamo, e cosa può dirci oggi, in questo 2021 che purtroppo, come il 2020 che l’ha preceduto, è ancora “l’anno della pandemia”?

Può certamente dirci che, persino quando siamo precipitati in una selva oscura, che è poi ogni forma di ‘male di vivere’, non solo di peccato, possiamo trovare la forza per ripercorrere la nostra vita e per attraversare la storia che stiamo vivendo. In questo modo, non ci sembrerà solo di subire gli eventi esterni ma potremo ricavare da essi la forza per guardare dentro le nostre ‘oscurità’ e per trovare le ‘stelle’, i punti davvero importanti che ci possono guidare. Lo potremo fare tanto meglio se troveremo il tempo per leggere con calma e per intero la Divina commedia, che riserva sorprese a ogni canto, e magari anche qualche passo delle sue splendide altre opere.

 

Alberto Casadei insegna Letteratura italiana all’Università di Pisa. Coordinatore del Gruppo Dante dell’Associazione degli Italianisti, è Presidente del Consorzio interuniversitario ICoN. Si è occupato di testi dal Tre al Cinquecento, nonché di poesia e narrativa contemporanee, anche in una prospettiva comparatistica e teorica. Fra i suoi libri recenti, “Dante. Storia avventurosa della Divina commedia dalla selva oscura alla realtà aumentata” (il Saggiatore, 2020) e tre commenti a Inferno V, Purgatorio VI e Paradiso XXXIII (Garzanti, 2021).

 

L’audiolibro “Dalla selva oscura al Paradiso”  in 33 lingue è disponibile gratuitamente sulle piattaforme Spreaker, SpotifyGoogle PodcastApple Podcast and Deezer.

Per saperne di più...

Ti potrebbe interessare anche...

Naviga tra gli articoli