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Gli Istituti Italiani di Cultura e il Premio Strega. Intervista a Giovanni Solimine
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Gli Istituti Italiani di Cultura e il Premio Strega. Intervista a Giovanni Solimine

Categorie: Editoria e Letteratura

Il più importante riconoscimento letterario italiano – insieme al Premio Campiello – e gli Istituti Italiani di Cultura fanno rete per promuovere la nostra letteratura nel mondo.

Giovanni Solimine
Giovanni Solimine Presidente

a cura di Laura Pugno

In quest’intervista, Giovanni Solimine, Presidente della Fondazione Bellonci che organizza il Premio Strega, racconta passato presente e futuro di questa collaborazione.

 

Come è nato il rapporto tra gli Istituti Italiani di Cultura e il Premio Strega e come si è articolata nel tempo?

A partire dal 2009 abbiamo esteso la giuria del Premio, prevedendo voti collettivi espressi da gruppi di lettura che si sono costituiti presso varie istituzioni, come università e scuole italiane e straniere, e come, appunto, gli Istituti Italiani di Cultura. All’inizio abbiamo stabilito contatti con una decina di sedi in tutto il mondo, ma via via il numero è cresciuto grazie al passaparola fra i direttori degli Istituti, fino a raggiungere, nel 2021, il numero  di 30 sedi. Ogni sede ha interessato gruppi di lettura variabili, scegliendo in ciascun Paese tra gli amanti e i conoscitori della cultura e della letteratura italiana: scrittori, editori, traduttori, italianisti e studiosi in genere. Volevamo allargare la platea dei votanti, ma mantenendo molto alto il livello qualitativo dei lettori. Sentiamo la responsabilità della funzione “vetrina” che lo Strega riveste e ci interessava incrementare le occasioni per segnalare anche all’estero il meglio della produzione letteraria italiana, facendola conoscere a chi segue con interesse la cultura italiana.

Dal 2017 ci è sembrato fosse giunto il momento di investire di ulteriore responsabilità i votanti all’estero, assegnando a ciascuno un voto individuale e quindi incrementando in modo significativo, del 50%, il numero di giurati che si aggiungono ai quattrocento Amici della domenica. Ora, quindi, prevediamo 240 voti, espressi da 30 Istituti, che cerchiamo di far ruotare perché quelli che vorrebbero partecipare sono molti di più, e invitiamo i direttori a far ruotare il più possibile anche gli otto giurati che anno per anno sono coinvolti.

Che valore aggiunto apportano gli IIC al Premio? Qualche aneddoto da raccontare alle lettrici e ai lettori di Italiana?

Siamo molto soddisfatti di questa collaborazione. Infatti, la valutazione dei libri partecipanti si è arricchita di uno sguardo nuovo, spesso imprevedibile. Il livello delle personalità coinvolte è davvero molto alto: ci sono traduttori famosi come l’americana Ann Goldstein, la voce inglese di Elena Ferrante e Primo Levi, il russo Evgenij Solonovic, capace di volgere nella sua lingua Giuseppe Gioacchino Belli e Andrea Camilleri, o come lo spagnolo Carlos Gumpert, amico personale di Tabucchi e traduttore, per vari editori, degli ultimi premi Strega. Ci sono anche presenze notevoli fra gli editori, come Jonathan Galassi, presidente di Farrar Strauss and Giroux, e gli scrittori, come André Aciman, celebrato in tutto il mondo per Chiamami col tuo nome. Negli anni precedenti alla pandemia la collaborazione con gli Istituti si è arricchita con la visita in giugno della cinquina dei finalisti. Nel tempo abbiamo toccato varie sedi europee: Berlino, Vienna, Mosca, Strasburgo, Vilnius, Madrid, San Pietroburgo, Parigi e Lione. Sono state occasioni d’incontro importanti, che hanno fatto conoscere gli autori a numerosi appassionati di letteratura italiana, anche grazie agli estratti dai romanzi in gara fatti tradurre per l’occasione. In alcuni di questi incontri si sono verificati momenti anche divertenti e stranianti, come la lettura in lituano del testo poi premiato di Francesco Piccolo, capace di suscitare l’ilarità del pubblico esattamente nel punto in cui anche il lettore italiano avrebbe riso. Merito della traduzione, senza dubbio. Speriamo di poter presto riprendere questa bella abitudine.

Lo Strega è un grande osservatorio sui gusti del pubblico. Quali sono le tendenze più forti in atto nella narrativa italiana, e che cosa funziona meglio nel mondo?

Lo Strega è un premio che potrebbe definire “inclusivo”, perché seleziona solo in base alla qualità e non pone altre limitazioni. Anno dopo anno, ai nastri di partenza abbiamo visto scrittori e generi molto diversi: autori affermati e autori esordienti, uomini e donne, romanzi storici e storie fantastiche, biografie e libri polizieschi, memorialistica e libri di formazione. Non ci sono tabù: qualsiasi bel libro è benvenuto. L’esperienza dimostra che un libro per andare fino in fondo e per vincere deve piacere a segmenti diversi del pubblico, che ritroviamo all’interno del corpo elettorale del Premio. La nostra giuria è molto rappresentativa e anche per questo, crediamo, al giudizio dei votanti corrisponde spesso quello dei lettori che frequentano le librerie: ogni anno i libri che partecipano allo Strega scalano le classifiche di vendita.

Posso aggiungere anche qualcosa sulla fortuna all’estero degli autori italiani e dei libri in gara. Da alcuni anni registriamo una sempre maggiore attenzione dei lettori stranieri verso la narrativa italiana. Il successo planetario di Elena Ferrante ha aperto molte strade, ma anche gli autori premiati con lo Strega se la cavano sempre meglio. Giordano e Cognetti per esempio hanno raggiunto i primi posti della classifica in paesi come l’Olanda e la Norvegia. Anche la Danimarca si dimostra sempre più attenta alla nostra produzione. Tutto questo è merito anche degli Istituti italiani con cui collaboriamo e che negli anni hanno collaborato alla realizzazione di festival dedicati agli autori italiani.

Per quello che riguarda le tendenze in atto, per prima va registrata una straordinaria vitalità del genere romanzo come strumento in grado di leggere l’attualità e il tempo che è alle nostre spalle. Grandi romanzi, anche dal punto di vista del numero di pagine, premiati recentemente con lo Strega come quelli di Albinati, Lagioia, Scurati, Veronesi, stanno a dimostrarlo. In generale vedo prevalere un tipo di letteratura ibrida, in cui l’immaginazione narrativa si mescola all’inchiesta e alla riflessione storiografica.

Il 2021 sarà l’anno di Dante, il padre della nostra lingua. Ci sarà un giorno un premio Strega per la poesia?

Dante è indubbiamente il padre di tutti quelli che scrivono in italiano, sarebbe divertente mettere a confronto gli autori che concorreranno alla prossima edizione con il suo magistero linguistico. Qualcosa organizzeremo in tal senso: non abbiamo ancora deciso cosa fare, anche perché molto dipende dalle condizioni logistiche in cui potremo operare e dal rischio che il lockdown si prolunghi.

Per quanto riguarda la poesia, sta vivendo una stagione editoriale molto positiva: rinascono collane presso i grandi editori, autori di rilievo si vanno affermando presso un pubblico molto vasto. Sembrerebbe dunque un momento favorevole per lanciare una nuova iniziativa anche in questo campo. Vedremo, sicuramente dovremo riparlare anche di questo quando la pandemia allenterà la sua stretta.

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