Intervista con la lettrice Maria Benimeo.
Lettori per l’italiano #1. Hanoi
A cura di Ilaria Taddeo, Margherita Marziali e Annarita Guidi
Per il ciclo di interviste alle Lettrici e ai Lettori della nuova rubrica “Lettori per l’italiano” di italiana, diamo la parola a Maria Benimeo. Dopo aver ricoperto l’incarico di lettrice presso l’Università della British Columbia (UBC) di Vancouver dal 2014 a 2017, Maria Benimeo è stata trasferita d’ufficio in Vietnam, dove insegna presso le Università di Hanoi (Hanu) e Thang Long, oltre a collaborare con l’Ufficio Culturale dell’Ambasciata d’Italia ad Hanoi.
Gli ottimi risultati raggiunti negli ultimi anni rendono il Vietnam il paese “di punta” per lo studio della nostra lingua nel Sudest asiatico. Quali aspettative e motivazioni ha riscontrato negli studenti interessati all’apprendimento dell’italiano?
Il Vietnam è un paese con circa 100 milioni di abitanti, in cui lo sviluppo economico sociale e culturale è molto differenziato, con aree urbane globalizzate nei ritmi, usi e consumi, e villaggi rurali sempre meno popolati e poveri, molto tradizionali. La lingua ufficiale è il vietnamita (parlata dall’85% dei cittadini), mentre l’inglese è la lingua straniera oggi più diffusa, visto che si studia dalla prima elementare ed è essenziale per chi voglia andare all’Università. Come seconda lingua straniera sono preferiti il cinese, il giapponese e il coreano (per i rapporti commerciali intensi), seguiti dal francese. Il russo e le altre lingue slave sono in declino da anni, mentre il tedesco sta prendendo piede (offerta capillare di corsi di lingua e borse di studio). In generale, chi può spinge i propri figli a seguire corsi privati per conseguire le certificazioni necessarie per studiare all’estero: molti ragazzi proseguono il percorso universitario in Europa, negli USA, in Australia anche per la carenza di corsi di Laurea Magistrale, Master o Phd in Vietnam. In questo quadro è inserita l’offerta di corsi di italiano, con i 2 dipartimenti universitari di Italianistica di Hanoi e Hcmc (Hanu e Ussh) che laureano circa 100 studenti l’anno; i corsi di seconda lingua straniera offerti in 2 università private (Thang Long e Phuong Dong); quelli intensivi per studenti che vogliano proseguire gli studi in Italia e per un pubblico generalista (Uni-Italia, Ita-Centro); quello di seconda lingua curricolare in una scuola superiore di Hanoi (FLSS).
Sono molti i motivi di questo successo, per cui il Vietnam è capofila nel Sud Est asiatico per numero di studenti, varietà e qualità dell’offerta formativa ed esperienze: prima di tutto credo che l’istituzione del corso di italiano come seconda lingua straniera nel 2002 presso l’università di Hanoi sia stata frutto di un’intuizione brillante: il paese si stava aprendo al mondo, gli studenti universitari erano in crescita, come pure gli investimenti economici e gli scambi commerciali. L’impegno del Ministero degli Affari Esteri, il coordinamento con le Università italiane e l’opportunità, offerta e colta da molti dei primi iscritti, di formarsi in Italia, hanno permesso di avere in poco tempo degli insegnanti locali, che hanno sostenuto i nuovi dipartimenti grazie al loro impegno e alla cura degli studenti. In tutti questi anni, poi, il sostegno dell’Italia è stato costante e decisivo nell’interpretare e anticipare i bisogni: i finanziamenti del Ministero (per i corsi, l’acquisto dei materiali, l’aggiornamento, le traduzioni) insieme all’istituzione di 2 lettorati e al supporto continuo delle rappresentanze diplomatiche hanno garantito la stabilità e la ricchezza dell’offerta formativa.
Alcuni degli studenti scelgono di studiare l’italiano per il fascino esercitato dal calcio e dalla moda, o dalla cucina; pochissimi, più fortunati, sono stati in Italia, gli altri la conoscono parzialmente dai social; la maggioranza di loro è attratta dagli sbocchi lavorativi nel turismo. Nei dieci anni precedenti il 2020, infatti, gli italiani che hanno scelto di visitare il Vietnam sono aumentati costantemente: arrivavano in tutte le stagioni, con viaggi organizzati, o in piccoli gruppi e in coppia e preferivano sempre una guida che parlasse l’italiano. Gli interpreti erano pochi, in confronto a quelli dall’inglese e dal francese, quindi ben retribuiti (e, mi dicono, le mance non sono mancate mai, e sono nate amicizie che continuano negli anni). Va precisato che al terzo anno gli studenti iscritti al corso di Laurea quadriennale all’Università di Hanoi possono scegliere tra l’indirizzo turismo e quello interprete-traduttore. La formazione mira a una professionalizzazione anche attraverso stage efficaci nelle agenzie turistiche e nelle aziende. C’è, invece, decisamente meno spazio per gli interpreti e traduttori, ma tra questi studenti ci potranno essere i nuovi insegnanti di cui si comincia ad avere bisogno. Per i corsi di seconda lingua nelle altre università, le motivazioni della scelta sono varie: provenienti da diversi corsi di Laurea, è richiesto loro un esame di seconda lingua straniera; altri vogliono proseguire gli studi in Italia (design e architettura); altri ancora sono curiosi, amano la moda e la cucina italiane. Ci sono, inoltre, alcune aziende italiane che considerano la conoscenza della nostra lingua come titolo preferenziale per alcune posizioni.
Quali strategie mette in atto per avvicinare gli studenti vietnamiti a temi della cultura italiana difficilmente spiegabili in un’ottica interculturale?
Oltre alle ore di insegnamento linguistico, sono titolare dei corsi di Storia della Letteratura Italiana, di Geostoria, di Civiltà, e da quest’anno anche di Storia dell’arte italiana. Credo sia facile immaginare che alcuni concetti di base legati all’organizzazione sociale e politica, storica, filosofica e religiosa non possono darsi per scontati, anche se la platea è composta di giovani universitari, globalizzati dalla rete. C’è spesso bisogno di una semplificazione, che non sempre risulta efficace: è necessario trovare, per quanto possibile, un ‘correlativo’ vietnamita. La maggior parte dei miei studenti, per fortuna, ha una buona competenza linguistica in inglese, quindi alcuni contenuti sono già parzialmente familiari, anche se in modo non consapevole. Per superare il problema, parto da similitudini, anche molto generali, tra i due Paesi, per poi introdurre la differenza, quando possibile. Mi aiuto molto con esempi che traggo dalla letteratura vietnamita o da film e, dopo anni che sono qui, dall’osservazione e dal confronto con i locali. Sentirsi vicini nell’esperienza umana è il punto di partenza che sembra funzionare sempre. Che è poi anche l’approccio utilizzato nelle proposte culturali da parte dell’Ambasciata d’Italia: unire al contenuto italiano un intervento di esperti locali, un parallelismo con la realtà del posto, per suscitare maggiore curiosità e facilitare la comprensione.
Per tornare alla didattica e fare un esempio, durante il corso di Storia della Letteratura, obbligatorio per tutti gli studenti, inserisco ogni anno un nuovo progetto, ritagliandolo su bisogni, interessi e potenzialità che individuo nelle singole classi. Nel 2019, ho proposto la lettura integrale ad alta voce di “Marcovaldo” di Italo Calvino. Non si tratta di un testo semplice per lessico e sintassi, soprattutto per apprendenti che hanno un livello B2. Ma, prima della pandemia, il Vietnam era in pieno boom economico da qualche anno, e molti si spostavano dai villaggi rurali alla periferia di Hanoi per lavorare in fabbrica. E vivevano in condizioni non molto diverse da quelle di Marcovaldo. Partendo dal racconto di quanto succedeva intorno a loro, ho potuto coinvolgere gli studenti nella lettura, anche con l’ausilio delle registrazioni di Marco Paolini e alla riduzione televisiva di Nanni Loi, che è stato il mio asso nella manica. Lontano nello spazio e nel tempo, il suo Marcovaldo ha permesso la comprensione non solo del testo, ma anche di concetti storici e economici. Ogni studente ha poi realizzato la sua riscrittura, traduzione in vietnamita, adattamento, illustrazione, fumetto sul racconto preferito. E un gruppo ha anche sottotitolato una puntata dello sceneggiato per permetterne la comprensione alle matricole.
Quali progetti hanno coinvolto, nello specifico, la figura di Dante, nel Settecentenario dalla morte?
Il 2021 è stato un anno denso di impegni e di iniziative, malgrado le restrizioni dovute al Covid19, e quasi completamente dedicato alle celebrazioni dantesche in collaborazione con istituzioni locali ed estere. Abbiamo aperto il 25 marzo, Dantedì, con l’istallazione multimediale Inferno V a Casa Italia, ideata dalla MTM Project e proposta dal Ministero degli Affari Esteri: i testi sono stati tradotti in lingua vietnamita per permetterne una più agevole fruizione al pubblico locale. Ho potuto, tra l’altro, svolgere in loco una lezione per i miei studenti e per quelli di lingua italiana dei corsi di Uni-Italia. Dal mese di aprile, gli studenti dei Dipartimenti di Italiano della Università di Hanoi e Malaya di Kuala Lumpur, guidati dalla collega Tamara Boscia, hanno lavorato insieme sul tema “Dante, l’amore e i poeti malesi e vietnamiti”. Il progetto prevedeva la raccolta e produzione di materiali in un blog, e si è concluso, durante la XXI Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, con un evento in diretta Zoom in cui Dante, l’italiano, i ragazzi e le loro lingue sono stati protagonisti. A giugno, in occasione della Festa della Repubblica Italiana, l’emittente radiofonica nazionale VOV (Voice of Vietnam) ha dedicato uno spazio speciale a Dante Alighieri all’interno di un programma settimanale sulla poesia. Dopo l’introduzione dell’Ambasciatore Alessandro e i contributi di esperti italiani e locali, il personale dell’Ambasciata ha letto alcuni versi dall’Inferno in lingua vietnamita. Il programma, registrato, è stato replicato ed è ancora disponibile. L’Ambasciata d’Italia ha promosso la ristampa dell’Inferno di Dante, nella traduzione di Nguyen Van Hoan, arricchita dall’introduzione dell’Ambasciatore Alessandro e dagli articoli di studiosi locali. Il volume è stato presentato in presenza e in diretta Facebook durante la XXI SLIM, assieme ai contributi di studiosi italiani e locali pubblicati nel numero di ottobre 2021 della rivista “Literary Studies”, durante un evento organizzato con l’Institute of Literature e la Social Sciences Publishing House (entrambe parte della VASS – Vietnam Academy of Social Sciences). Il Dipartimento di Italiano dell’Università di Hanoi ha organizzato un workshop tra insegnanti vietnamiti su Dante. I lavori confluiranno in una pubblicazione divulgativa in vietnamita a uso degli studenti universitari sponsorizzata dall’Ambasciata d’Italia. Per concludere, durante l’incontro “Dante in 3′” la comunità italiana e italofona ha contribuito alla celebrazione del Poeta condividendo ricordi di scuola, produzioni artistiche originali ispirate alle sue opere, videoclip, pubblicità, letture di sonetti.
Oltre al coordinamento con l’Ambasciata, quali sono gli altri enti con cui collabora alla diffusione della lingua e della cultura italiana?
Naturalmente, la prima e più continua collaborazione è quella con tutte le università e scuole che hanno attivato un corso di lingua o cultura italiana ad Hanoi e in Vietnam: partecipo a eventi e ad attività culturali, consiglio materiali didattici e coordino i progetti di aggiornamento in rete. Per assiduità e impegno viene poi certamente la collaborazione con Eunic (European Union National Institutes for Culture) Vietnam: il cluster è molto attivo, e si riunisce almeno una volta al mese, proponendo progetti interessanti e sempre diversi, alcuni dei quali finanziati nell’ambito di Eunic Houses of Culture, già Eunic Global.
Ogni anno partecipo attivamente all’organizzazione e alla realizzazione degli eventi ricorrenti (La Giornata delle Lingue Europee, Le Giornate delle Letterature Europee, Il Festival del Documentario Vietnamita ed Europeo), ma anche progetti di più ampio respiro e durata. Farò qui due esempi diversi per contenuto e destinatari. Il primo progetto, bandito dal cluster locale nel 2018, era intitolato “European Characters in Vietnam – Contest”, un concorso a premi di disegno individuale e in gruppo per ragazzi sui personaggi della letteratura europea tradotta in Vietnam. Dopo aver scelto il personaggio italiano, Medardo, il “Visconte Dimezzato” di Italo Calvino, ho tenuto due lezioni di introduzione a studenti dagli 11 ai 16 anni. Ho quindi partecipato alla selezione dei disegni finalisti tra i 1570 pervenutici, dedicati ai 9 personaggi proposti da Paesi aderenti. Il progetto si è concluso con l’inaugurazione della mostra, ospitata in successione dagli Istituti di cultura francese e tedesco e con la premiazione dei 3 vincitori. L’entusiasmo, la partecipazione e anche lo spazio dato dalla stampa all’evento sono stati positivamente inaspettati. Il secondo progetto, selezionato e finanziato da Eunic Global 2019, “Traning for Vietnamese translators of Social Sciences and Humanities” mirava alla formazione di traduttori specializzati nelle scienze sociali. La preparazione dei lavori è stata impegnativa: ero l’unica non vietnamita nel gruppo e ho dovuto, tra l’altro, selezionare i materiali da tradurre per le esercitazioni, invitare l’esperto italiano, rivedere le bozze del prodotto finale, un glossario di base dei termini più frequenti della psicologia in 5 lingue. Anche in questo caso, l’esperienza è stata positiva e mi ha permesso di conoscere i diversi attori della filiera dell’editoria.
L’altra collaborazione significativa è quella con le case editrici locali. Sono in contatto diretto con i principali editori che pubblicano opere italiane tradotte e partecipano ai bandi annuali per i finanziamenti e premi del Ministero degli Affari Esteri e del Ministero della Cultura. Segnalo loro gli articoli più interessanti di New Italian Books, i vincitori dei premi letterari, rispondo ai loro quesiti. Ho organizzato le presentazioni di libri italiani tradotti in vietnamita a Casa Italia e sono stata ospite delle case editrici in eventi pubblici, tra cui ricordo, per esempio, alla Fiera del Libro 2019 o alla giornata dedicata a Gianni Rodari presso la sede della Kim Dong Edizioni.
Che impatto ha avuto la pandemia sulla didattica in un Paese fortemente tecnologizzato come il Vietnam?
Dal punto di vista tecnico, non abbiamo avuto problemi: Internet veloce è funzionante nella maggior parte del paese, e in generale la copertura è buona. C’è stato un primo momento di smarrimento nel febbraio 2020, per cui l’attività didattica è stata interrotta ufficialmente per 2 settimane (ma su richiesta, mi è stata concessa l’autorizzazione ad aprire la mia aula virtuale); per marzo, tutte le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado si sono attrezzate con piattaforme proprie o abbonamenti a Gclass, Teams e Zoom. Abbiamo quindi proceduto con le lezioni online e all’università non sono emersi problemi particolari, vista la diffusione di smartphone e laptop.
Per quanto riguarda la ricaduta e gli effetti della didattica a distanza sugli studenti, vorrei precisare che in Vietnam stiamo vivendo ora il periodo più lungo di allontanamento dalle classi: nel 2020, infatti, abbiamo avuto una prima sospensione da febbraio ad aprile, per poi tornare in presenza, con brevissimi periodi online, fino ad aprile 2021; da allora siamo in DAD e la riapertura non è prevedibile, ma si pensa non sarà prima del prossimo gennaio. Anche qui, sono penalizzati gli studenti meno abbienti, gli alunni delle scuole elementari e medie, e per noi, le matricole: il periodo di esplorazione e di orientamento, la creazione di nuove relazioni interpersonali con compagni e docenti è per loro totalmente saltato. Alcuni studenti hanno seri problemi economici, molti avevano lavori part-time che hanno perso, altri sono in crisi perché lo sbocco lavorativo nel turismo che vedevano raggiungibile è per lo meno rimandato. Altri ancora, i meno motivati, non controllano l’attenzione e hanno difficoltà crescenti. Di contro, i fuori sede, che di solito vengono da paesi non lontani, ma rurali e mal collegati con Hanoi, si dicono molto contenti di essere a casa. Si prosegue comunque con l’attività consueta, rispettando le scadenze, attuando le programmazioni, effettuando le prove scritte e orali online, con le stesse criticità riscontrate in tutto il mondo e con studenti sempre più stanchi e meno concentrati. Anche in Vietnam molti insegnanti non avevano mai avuto prima esperienza di corsi online, neppure come fruitori, e quindi ci sono state, come ovunque, difficoltà iniziali. Ma per l’insegnamento dell’italiano in particolare è stato possibile modificare tempestivamente i contenuti dei corsi di aggiornamento già programmati e finanziati dal MAECI, svolti dai docenti di UniPisa, UniStraPg e Ca’ Foscari, che sono diventati dei veri tutorial per la DAD.
La didattica online ha però favorito la fruizione di corsi di lingua italiana da parte di persone che non abitano nei centri urbani, che non possono spostarsi da casa per motivi di salute e/o per impegni familiari. La possibilità di registrazione della lezione e di studio asincrono sono particolarmente gradite al pubblico adulto: ad esempio, è appena iniziato un corso di lingua Italiana per funzionari della Polizia Vietnamita, a cura di Uni-Italia Vietnam. L’esperienza acquisita nella gestione delle tecnologie e dei diversi tempi didattici, i materiali prodotti, l’abitudine alla DAD saranno, quindi, una risorsa per continuare, anche al rientro in presenza, a diffondere lingua e cultura italiana online, soddisfacendo le richieste di gruppi limitati nel numero, interessati, per esempio, ad acquisire particolari competenze nei linguaggi settoriali.