Una nuova pubblicazione dell’Archivio Storico Diplomatico offre l’inventario della seconda parte dell’archivio appartenuto all’ex Istituto per il Medio ed Estremo Oriente (IsMEO), proseguendo l’opera di recupero dei fondi dell’ex IsIAO (Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente).
Prosegue il recupero del fondo dell’ex IsIAO
È disponibile sul portale dell’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale l’inventario della seconda parte dell’archivio appartenuto all’ex Istituto per il Medio ed Estremo Oriente (IsMEO), curato dalla dottoressa Alessandra Bonsignorio. L’inventario della prima parte era stato pubblicato nel 2023, come vi abbiamo raccontato, per la rubrica “Le carte e la memoria”, in questo articolo. Questo nuovo rilascio prosegue da dove si era interrotto il precedente e documenta, con un totale di 129 buste, l’attività dell’istituto dal 1960 al 1964.
L’affascinante viaggio alla scoperta di questo importante fondo archivistico conservato presso l’Archivio Storico Diplomatico si arricchisce pertanto di un nuovo capitolo. Il primo quinquennio degli anni Sessanta è stato per l’IsMEO un periodo di intensa e proficua attività, supportata da ingenti finanziamenti economici sia privati, sia elargiti dal Ministero degli Esteri. Proseguono, dunque, le missioni archeologiche dell’Istituto in Afghanistan e in Pakistan, dove, nel 1963, viene inaugurato ufficialmente il Museo dello Swat di Saidu Sharif, che espone manufatti artistici rinvenuti nel corso degli scavi. Si aggiunge a esse, inoltre, la missione archeologica a Zabol, nella provincia iraniana del Sistan e Baluchistan. In questi anni, proprio grazie al lavoro dell’IsMEO, nonché all’azione imprescindibile di Enrico Mattei, socio onorario e finanziatore dell’istituto presieduto da Giuseppe Tucci, le relazioni fra Italia e Iran si consolidano e si concretizzano anche nel campo culturale. Nel 1960 viene creato, infatti, il Centro di cultura italiana di Teheran, che diventa Istituto tre anni dopo, mentre nell’estate del 1964 prende avvio il programma di restauri a Persepoli e Isfahan, patrocinato dall’IsMEO in accordo col Governo iraniano.
Il fervore dell’Istituto non si esaurisce in terra asiatica, ma porta all’apertura di due nuove sedi in Italia, una ad Ancona (1961) e una a Messina (1962), e all’accordo per l’inaugurazione di una terza a Firenze.
Il Museo di Arte Orientale di Palazzo Brancaccio a Roma, attivo dal giugno 1958, vede nei primi anni Sessanta un ampliamento progressivo della collezione e delle sale, che vanno ora a ospitare anche i bronzi estremo-orientali dell’ex Ambasciatore Auriti e le opere donate dal Barone Mitsui.
La volontà di intessere un legame profondo fra la cultura europea e quella orientale rimane la finalità precipua di Tucci e dei suoi colleghi dell’IsMEO. Ne sono un’evidente dimostrazione gli scambi di lettere e inviti con personalità di spicco dei paesi asiatici (il Dalai Lama, Nehru e Sukarno per citarne alcuni), le mostre organizzate dall’Istituto in Italia e all’estero, le conferenze, le proiezioni di documentari e le assegnazioni di borse di studio per gli studiosi più meritevoli.
La pubblicazione può essere consultata a questo link.