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Riflettori su: Istituto Italiano di Cultura di Berlino
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Riflettori su: Istituto Italiano di Cultura di Berlino

Categorie: Cultura e creatività -Editoria e Letteratura

Intervista con la Direttrice Maria Carolina Foi.

Maria Carolina Foi
Maria Carolina Foi

a cura di Laura Pugno

Maria Carolina Foi ha studiato giurisprudenza a Padova e germanistica a Trieste, dove dal 2008 è titolare della cattedra di Letteratura tedesca. Borsista del DAAD, della Fondazione Alexander von Humboldt, External Senior Fellow del FRIAS, ha lavorato a Halle, Monaco di Baviera, Vienna e Friburgo. Tra i suoi libri: Heine e la vecchia Germania. La questione tedesca fra poesia e diritto, Garzanti, 1990; La giurisdizione delle scene. I drammi politici di Schiller, Quodlibet, 2013. Oggi dirige per chiara fama l’Istituto Italiano di Cultura di Berlino.

Può tracciare, per le lettrici e i lettori di italiana, un ritratto dell’Istituto Italiano di Cultura da lei diretto e della sua storia ?

Fondato nel 1990 dopo la riunificazione, l’Istituto Italiano di Cultura di Berlino ha avviato la sua attività nel 1992. Da allora si sono alternati sei direttori di chiara fama, fino alla mia direzione iniziata nel giugno 2020. In consonanza con le grandi trasformazioni della capitale tedesca, l’Istituto ha migrato fra diverse sedi per situarsi infine, nel 2003, in un’ala dell’Ambasciata d’Italia. Si tratta di un edificio importante nella memoria collettiva italiana e tedesca: fu infatti costruito fra il 1938 ed il 1943, nei terribili anni della Germania nazionalsocialista. Ma non si fece in tempo a inaugurarlo. Danneggiato dai bombardamenti alleati, dopo il 1945 rimase per decenni un’imponente rovina di Berlino Ovest, a ridosso del confine marcato dal Muro. L’eccellente restauro realizzato negli anni Duemila non ha voluto occultare le ferite della storia, come nel caso del colonnato interrotto nel suggestivo cortile interno. E oggi l’Ambasciata insieme all’Istituto si ritrovano di nuovo nel centro della città riunificata, non lontano da Potsdamer Platz.

Come racconterebbe la città e la sua scena culturale ? Quali sono i più importanti rapporti di collaborazione che l’Istituto intrattiene con istituzioni e operatori culturali?

La storia di Berlino, come quella della Germania, è una storia di cesure, di continuità sempre interrotte : dalla città neoclassica del primo ottocento, a quella modernista dei ruggenti anni Venti, dalle devastazioni belliche alle grandi architetture della post-riunificazione. Come il paesaggio urbano, così anche la scena culturale è ricchissima ed eterogenea. L’Istituto è impegnato in alcuni settori cruciali a Berlino quali l’arte, il cinema e la letteratura. Collabora regolarmente con le mostre allestite dai Musei di Stato: nel 2021 per il Settecentenario dantesco con il Kupferstichkabinett (e le sue 84 tavole di Botticelli sulla Commedia), nel 2022 con la Gemäldegalerie per una grande mostra su Donatello. Per il cinema, ogni febbraio, la Berlinale è un appuntamento fisso. La capitale tedesca è di nuovo una città attrattiva per il mondo editoriale: molte case editrici si sono trasferite qui, e qui vivono moltissime autrici e autori, traduttrici e traduttori. Oltre a ospitare numerose presentazioni, siamo presenti ai Festival internazionale di Letteratura di Berlino e Festival di poesia di Berlino, e coltiviamo collaborazioni consolidate con il Literaturhaus e il Literarisches Colloquium Berlin. Fondamentale per lo scambio accademico italo-tedesco e il contatto con le giovani generazioni è la collaborazione con i Centri di studi italiani nella capitale tedesca e nelle regioni che erano parte della cosiddetta Germania Est : l’Italienzentrum della Freie Universität Berlin con quattro università berlinesi e quella di Potsdam, il Centro del Politecnico di Dresda, quello dell’Università di Lipsia e il Literaturhaus di Halle.

In un contesto caratterizzato dalla promozione integrata dove tutte le componenti del “Sistema Italia” – cultura, economia, scienza e innovazione – contribuiscono e mirano al successo complessivo e specifico di una proposta ambiziosa nelle sue diverse sfaccettature, quali sono le migliori esperienze di questa Sede ?

Nel 2021 è stata una bellissima esperienza la partecipazione con il video L’ammiraglio Beatrice alla Maratona Dante nel mondo, in collaborazione con il MAECI, il Centro per il Libro e la Lettura, e la Fondazione Corriere della Sera e all’Italienzentrum della Freie Universität Berlin. Molto produttive sono le collaborazioni trasversali con altri Istituti della rete, come il convegno internazionale per i 100 anni di Andrea Zanzotto, con una sessione tenuta all’Istituto Italino di Cultura di Parigi e una in quello di Berlino. Una esperienza estremamente positiva si realizza ogni anno in occasione della Fiera Internazionale del Libro di Francoforte, – l’editoria è la prima industria creativa italiana –, per organizzare il programma letterario insieme all’Istituto Italiano di Cultura di Colonia, all’Ambasciata d’Italia a Berlino, a ICE e a tante case editrici tedesche e italiane.

Che ruolo gioca la comunicazione nel rapporto con il pubblico dell’Istituto ? Quali strategie innovative approcci e modi di lavorare sono stati adottati negli ultimi tempi per mantenere e facilitare questa relazione ?

A dispetto dell’altalena dei lockdown e delle riaperture, l’Istituto non ha mai interrotto il dialogo con il suo pubblico. La grande sala eventi non era agibile secondo le misure vigenti per il contenimento della pandemia, e allora abbiamo subito creato una sala conferenze, dotata di attrezzatura tecnica per il livestreaming, che consente anche una presenza contingentata. Pure abbiamo trovato soluzioni diverse, quando nell’autunno-inverno 2020-2021 ad esempio siamo stati costretti a chiudere ai visitatori la mostra fotografica di Letizia Battaglia. Ma abbiamo aggirato l’ostacolo perché avevamo già progettato in parallelo alla mostra fisica un webdoc interattivo, una visita virtuale in tre lingue, che ha riscosso, anche come autonoma produzione digitale, un notevole successo di visualizzazioni.

Sia pure gradualmente e in maniera non omogenea in tutte le aree e Paesi stiamo uscendo dalla fase emergenziale. È giunto il momento di disegnare la nuova normalità. Quali approcci sarà opportuno adottare alla luce dell’esperienza di questa Sede, come si immagina i prossimi anni di attività?

Me li immagino reattivi, flessibili e creativi. Sonderemo sempre nuovi intrecci fra diverse forme di comunicazione che rilancino il valore irrinunciabile della presenza fisica insieme alle pluralità di linguaggi offerti dal digitale. Proseguiremo il nostro formato studio in livestreaming, che ci ha riservato notevoli sorprese, con un autore in presenza, un autore in remoto, e un critico letterario fra gli spettatori collegati via zoom che il giorno dopo ha recensito per un grande quotidiano nazionale il libro presentato, il dialogo fra scrittori e insieme la forma di ‘nuova normalità’ dell’evento organizzato.

 

 

 

Foto: Stefano Casertano

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