Intervista con la Direttrice Donatella Cannova
Riflettori su: Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires
A cura di Basilio Toth
La nostra rubrica Riflettori su continua con l’Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires e la sua Direttrice.
Dopo la laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università degli Studi di Palermo, Donatella Cannova ha conseguito una Maitrise Français Langue Etrangère presso l’Université Stendhal di Grenoble. Ha svolto incarichi per la Farnesina in vari atenei in Ungheria e in Belgio. Dal 2003 esercita la sua attività negli Istituti Italiani di Cultura, prima a Bruxelles come Addetto culturale, poi a Crdoba (Argentina) e a Sydney come direttrice. Dal 2017 è alla direzione dell’Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires.
Gli ultimi mesi sono stati difficili per tutti ma hanno offerto un’opportunità unica per migliorarsi e innovare. Quali innovazioni sono state introdotte dalla Sede per affrontare prima l’emergenza e poi la “nuova normalità”?
Per far fronte all’improvvisa sospensione delle attività presenziali determinata dalla pandemia, abbiamo attuato una rapida riconversione digitale della nostra offerta linguistica e culturale. Ciò ha implicato una riorganizzazione generale del lavoro che, anche grazie allo sforzo di tutto il personale dell’Istituto, ci ha permesso attraverso i diversi canali digitali di continuare ad essere presenti sulla scena culturale locale e vicini al nostro pubblico. Per la parte linguistica, ci siamo attrezzati di nuovi strumenti per la didattica virtuale, coinvolgendo i docenti attraverso formazioni specifiche sull’uso delle piattaforme online, mentre sul versante discenti, abbiamo sensibilizzato il pubblico attraverso campagne ad hoc. Il risultato è stato soddisfacente: nel 2020 abbiamo mantenuto pressoché inalterato il numero di allievi rispetto all’anno precedente, e in questo scorcio di 2021 la tendenza si conferma al rialzo.
Sotto il profilo delle attività culturali, in una prima fase abbiamo ridiffuso contenuti resi disponibili dal nostro Ministero degli Esteri e dal Ministero della Cultura, potendo in tal modo sopperire all’improvviso vuoto venutosi a creare con la brusca sospensione della programmazione presenziale. Contemporaneamente, abbiamo iniziato a lavorare per produrre autonomamente dei contenuti digitali. Siamo riusciti così a trasmettere cicli teatrali da noi tradotti e sottotitolati di opere di Pippo Delbono e di Antonio Latella, progetti sviluppati entrambi in collaborazione con il teatro nazionale Emila Romagna Teatro e il Teatro Coliseo di Buenos Aires. Con il PiccoloTeatro di Milano stiamo portando avanti un’operazione analoga, e contiamo di poter diffondere questi contenuti nei prossimi mesi.
Ma soprattutto siamo riusciti a creare contenuti originali, realizzati a partire da idee scaturite da conversazioni con artisti e operatori culturali in Italia e in Argentina. Sono nati così dei cicli, trasmessi sul nostro canale YouTube, a volte in diretta ed altre pre-registrati, uno dedicato alle Novelle per un anno di Luigi Pirandello, con l’interpretazione di Vincenzo Pirrotta e introdotte da Sarah Zapulla Muscarà; ed un altro, Immaginari. Antologia del Novecento italiano, in collaborazione con il Teatro Stabile di Catania, che ha presentato 7 racconti di altrettanti autori del Novecento italiano, interpretati da attori del teatro siciliano. Per la musica abbiamo creato il ciclo #Vivacissimo online, con una serie di 5 concerti di distinti generi musicali, in collaborazione con la Casa del Jazz di Roma, con l’Auditorium Parco della Musica e il Festival internazionale di Jazz di Buenos Aires, concerti che hanno avuto come protagonisti Danilo Rea, Ilaria Patassini, Luca Ciarla, Anna Tifu, etc. E ancora incontri con scrittori italiani legati al Premio Strega, a cui questo Istituto partecipa con una delle sue giurie estere; cicli di cinema in collaborazione con varie entità locali che ci hanno facilitato la diffusione verso pubblici a noi meno vicini, e diverse altre iniziative, tra le quali anche le celebrazioni per il Centenario di Fellini, che abbiamo poi ripreso nel corso di questo 2021 con una mostra, finalmente presenziale, presso il Museo Nacional de Arte Decorativo.
La situazione di emergenza sanitaria ci ha costretti, dopo la breve parentesi dell’estate australe, durante la quale avevamo anche partecipato al Festival Internazionale di Buenos Aires con una doppia proposta teatrale, in parte presenziale e in parte digitale, a sospendere nuovamente le attività presenziali, rinviandole alla fine dell’anno nella speranza di poterle realizzare. Stiamo quindi continuando a proporre in remoto tanto i nostri corsi di lingua che gli eventi culturali.
L’utenza degli IIC si aspetta sempre proposte di altissimo livello. A suo avviso, il pubblico dell’Istituto, negli ultimi tempi, ha mantenuto lo stesso livello di ambizione? E ha cercato più la novità, o la rassicurazione, negli ultimi mesi?
Quello che abbiamo potuto registrare nel corso di questi lunghi mesi di pandemia è stato un alto tasso di partecipazione alle attività e un altrettanto alto indice di gradimento delle stesse. Abbiamo raccolto le testimonianze di tante persone che ci hanno a più riprese espresso la loro gratitudine per aver portato all’interno delle loro case la cultura italiana, vissuta anche come conforto e catalizzatore per una comunità dispersa ed isolata. Abbiamo come sempre tentato di mantenere ampio lo spettro della nostra proposta culturale, declinandola in diverse attività per diversi tipi di pubblico, con contenuti che hanno spaziato dal concerto di Tosca a quelli dell’Orchestra Verdi di Milano, dai classici del cinema italiano a quello contemporaneo, dai classici della letteratura del Novecento alle nuovissime autrici. Di volta in volta ci siamo alleati con distinti attori della scena culturale italiana ed argentina, che come noi vivevano un radicale cambio di paradigma nel loro lavoro quotidiano e che come noi avvertivano la necessità di imparare a stare sul nuovo palcoscenico virtuale attraverso nuovi canali e nuovi linguaggi. Sento che lo sforzo che l’Istituto ha compiuto e continua a compiere è apprezzato, e che l’articolazione delle nostre attività ha raggiunto pubblici diversi ai quali dovremo anche in futuro continuare a parlare.
La comunicazione con il vostro pubblico e il coinvolgimento nelle attività della Sede avrà subito dei cambiamenti. In questa relazione, che ruolo hanno svolto le nuove tecnologie? L’utenza è stata propositiva? Quale è stata la sua esperienza?
Posso dire che la transizione verso la fruizione digitale dei contenuti culturali italiani è avvenuta qui, come un po’ dappertutto mi sembra, in maniera quasi naturale. Le tecnologie di cui tutti ci servivamo per altri scopi ci sono venute in aiuto per colmare la distanza creata dall’isolamento e per permetterci di mantenere viva la relazione con il pubblico. Tra i commenti più significativi che abbiamo registrato tra i nostri seguaci, vi è quello di una partecipante alla Lectura Dantis online, che si rallegra di potere finalmente accedere a questo contenuto proprio perché transitato al digitale, e che ci chiede di poter continuare a fruirlo con questa modalità anche in futuro. Ed è proprio verso un doppio canale presenziale e digitale che stiamo lavorando, anche per quanto riguarda i corsi di italiano, in vista di una futura riapertura dei luoghi della cultura.
Sarà anche stato necessario cancellare eventi o ripensarli per adattarli al nuovo contesto. Alcune iniziative potranno essere recuperabili, altre, completamente nuove, staranno nascendo al loro posto. Nella prossima programmazione ci sono iniziative particolari rispetto alle quali vorrebbe anticiparci qualcosa?
Tra le tante iniziative che hanno subito e continuano a subire diversi gradi di adattamento al contesto, mi vorrei soffermare su una in particolare, il progetto ITALIAXXI. Curato, organizzato e prodotto grazie ad una stretta collaborazione tra l’Istituto, il Teatro Coliseo, l’unico teatro italiano all’estero, e la Direzione Generale Spettacolo dal vivo del Ministero della Cultura, il progetto, alla sua quarta stagione quest’anno, ha come obiettivo il rilancio e la rivitalizzazione delle arti delle scena contemporanea italiana a Buenos Aires e in Argentina, con ricadute anche in Paesi limitrofi. Grazie ad ingenti fondi messi a disposizione dallo stesso Ministero della Cultura, nonché a fondi propri dell’Istituto e a sponsorizzazioni, ITALIAXXI ha potuto presentare nell’arco di questi anni più di 45 numeri di teatro, danza contemporanea, balletto, lirica. Dopo due stagioni interamente presenziali, alle quali hanno preso parte prestigiose compagnie e noti protagonisti della scena italiana (Nicola Piovani, Paolo Fresu, Stefano Bollani, Romeo Castellucci, Mario Brunello, Eleonora Abbagnato, Ottavia Piccolo, Emma Dante, Mimmo Cuticchio, Virgilio Sieni, la compagnia di danza contemporanea Zappalà etc.), ed un inizio di terza stagione anch’esso presenziale, con Pippo Delbono e la compagnia Motus, il progetto a partire da giugno 2020 si è riconvertito in digitale, con un nuovo programma, dove sono stati presenti dall’Italia alcuni dei protagonisti già originariamente previsti (Alessandro Gassmann, Tosca, Elio Germani, etc.), ed altri invece che si sono aggiunti in corsa (Enzo Cosimi, Alessandro Sciarrone, Alessio Boni, etc.). Tutti hanno dialogato con protagonisti della scena argentina intorno a temi legati al particolare momento storico che stiamo vivendo, offrendo momenti di spettacolo da diversi teatri della Penisola, mentre qui a Buenos Aires i protagonisti argentini sono stati presentati sui palcoscenico del Coliseo.
Nel corso di questo 2021 stiamo lavorando nella stessa direzione, con contenuti interamente digitali come il ciclo di opere di Antonio Latella; altri semi-presenziali, come il progetto Comizi d’amore #BuenosAires, diretto in remoto dall’Italia dalla compagnia Kepler-452, con il coinvolgimento dello scenografo italiano Emanuele Sinisi e di attori non professionisti di Buenos Aires; ed altri ancora presenziali, almeno lo speriamo, previsti negli ultimi mesi dell’anno, con la partecipazione di orchestre locali e direttori e solisti italiani, compagnie di danza locali che metteranno in scena spettacoli di coreografi italiani. A questo grande contenitore di ITALIAXXI si affiancano gli altri progetti dell’Istituto, tra i quali la creazione di una collana dedicata alle scrittici italiane, che produrremo anche in e-book.
Può tracciare, per le lettrici e i lettori di italiana, un ritratto dell’Istituto Italiano di Cultura da lei diretto e della sua storia?
Proprio da poche settimane abbiamo cominciato a lavorare all’idea di una pubblicazione che racconterà la storia di questo Istituto, attraversando i quasi 90 anni trascorsi dalla sua fondazione. Stiamo scavando nei nostri archivi alla ricerca dei materiali più significativi che ci aiuteranno a dare l’idea del lavoro svolto da tante persone nel corso della sua ormai lunga storia, presentando i protagonisti della cultura italiana ed argentina che hanno animato questi luoghi con la loro presenza, e che hanno cementato le relazioni tra i due Paesi in maniera indissolubile. Si partirà dal primo nucleo fondante del Centro Studi Italiani, la grande biblioteca che nel 1937 contava già più di 10.000 pubblicazioni, quasi interamente provenienti dalla disciolta Biblioteca del Littorio, di cui abbiamo rinvenuto il primo inventario cartaceo, seguendo poi man mano le varie fasi che negli anni Sessanta hanno portato l’Istituto ad occupare una parte del grande Palazzo Italia, sorto in quegli anni ed inaugurato dall’allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. Nel corso del tempo l’Istituto, soprattutto dopo il trasloco del Consolato Generale d’Italia agli inizi degli anni 2000, ha recuperato via via diversi spazi, ed oggi occupa tre dei cinque piani di Palazzo Italia, con la sua biblioteca di oltre 30.000 volumi, il Salone Benedetto Croce attrezzato per il cinema, i concerti con il suo piano Fazioli, le conferenze e le rappresentazioni teatrali, la sala Roma per le mostre d’arte e le 13 aule dei corsi di lingua italiana. Con la presenza nello stesso edificio del glorioso teatro Coliseo, della sede argentina dell’Università di Bologna e della Camera di Commercio Italiana, Palazzo Italia costituisce a Buenos Aires il grande polo della storica presenza italiana in questo Paese.
Come racconterebbe la città e la sua scena culturale? Quali sono i più importanti rapporti di collaborazione che l’Istituto intrattiene con istituzioni e operatori culturali?
Buenos Aires è una megacittà policentrica, estesissima, varia tanto nella componente umana che in quella architettonica. Per un europeo che sbarca a Buenos Aires la prima sensazione è quella di una grande familiarità , ma in una scala diversa, “americana”, nel senso di grande e stupefacente. I porteños sono consapevoli della unicità della loro città e del divario che esiste tra la Capitale Federale e il resto del Paese, e con le parole di Borges la amano fino al punto di esserne gelosi. La dimensione dei contrasti, delle diseguaglianze, quella che qui viene chiamata la grieta (il solco) che percorre e divide la società argentina, è un altro aspetto che colpisce profondamente, un tratto della realtà locale con cui ci si confronta nella quotidianità, a volte anche duramente.
Buenos Aires è senza ombra di dubbio una mecca culturale, tanto per la quantità di organizzazioni pubbliche e private dedite alla produzione e diffusione culturale quanto per la qualità dell’offerta culturale. Città dalle mille librerie, dove si tiene una delle più grandi fiere del libro di lingua spagnola, con una scena editoriale estremamente vivace grazie alla capillare presenza di case editrici indipendenti che pur in un quadro di crescente difficoltà riescono ad animare la vita letteraria della capitale, Buenos Aires vanta una tradizione letteraria di altissimo livello, come testimoniano anche i festival letterari e di poesia internazionali della città. L’altrettanto straordinaria tradizione della sua scena teatrale, con la pulsante avenida Corrientes, sede di centinaia di teatri pubblici ed indipendenti, così come la sua cinematografia e le arti visive contribuiscono a fare di Buenos Aires una delle grandi capitali culturali del mondo. Pur in presenza di una situazione socio-economica in cui interi strati della popolazione vivono in condizioni di esclusione, e destinata secondo le previsioni a peggiorare ulteriormente anche a causa della doppia crisi economica e sanitaria determinata dal Covid 19, Buenos Aires rappresenta un terreno estremamente ricettivo e desideroso di Italia e della sua cultura. La nostra collettività di italo-discendenti, la più grande al mondo con circa un milione di iscritti alle liste AIRE, ma sicuramente molto più numerosa di quanto le stime ufficiali ci dicono, permea di fatto tutta la società argentina e ne costituisce la radice, in parallelo con quella ispanica.
In questo contesto, l’Istituto è attivo tanto nel grande polo culturale di Buenos Aires quanto in tutta la sua ampia circoscrizione grazie ad un articolato sistema di collaborazioni con le maggiori istituzioni italiane e locali: musei, teatri, auditorium, orchestre, festival internazionali, università, centri dedicati al disegno, alla moda e alla gastronomia, la rete consolare e dei comitati della Società Dante Alighieri, nonché le varie associazioni di connazionali e gli apparati in cui è organizzata la vasta comunità italiana, sono tutti attori con i quali l’Istituto di volta in volta imbastisce progetti destinati a promuovere e diffondere la lingua e la cultura italiana. Tra le principali collaborazioni vorrei citare quella con il Museo Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires e la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, con i quali abbiamo in atto un accordo finalizzato allo scambio di opere dalle rispettive collezioni e progetti formativi del personale. Siamo poi partner della Bienal Sur, una biennale di arte contemporanea diffusa in diversi Paesi sudamericani ma anche europei, con la quale presentiamo regolarmente artisti italiani, affermati ed emergenti. Il grande Complejo Teatral de Buenos Aires, che accorpa cinque teatri pubblici della città per un totale di dieci sale, è nostro partner abituale per la presentazione di spettacoli che insieme al Teatro Coliseo, nell’ambito del progetto ITALIAXXI prima citato, destiniamo ai diversi pubblici dei teatri cittadini. Lo stesso dicasi per la Rete dei festival culturali di Buenos Aires, un’organizzazione pubblica che produce ogni anno 10 festival internazionali dedicati a tutte le arti, e con la quale collaboriamo intensamente con partecipazioni italiane, che si affermano spesso come le più importanti ed apprezzate tra quelle straniere.