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Riflettori su: Istituto Italiano di Cultura di Malta
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Riflettori su: Istituto Italiano di Cultura di Malta

Categorie: Cultura e creatività

Intervista con la Direttrice Serena Alessi.

Serena Alessi
Serena Alessi

a cura di Laura Pugno

La nostra rubrica “Riflettori su” continua con l’Istituto Italiano di Cultura di Malta e la sua Direttrice.

Serena Alessi è laureata in Lingue e Letterature Europee e ha conseguito nel 2015 un dottorato di ricerca in Italian Studies a Londra, dove ha insegnato lingua e cultura italiana. Prima di diventare nel 2020 funzionaria culturale al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha svolto attività di ricerca accademica, occupandosi prevalentemente di letteratura italiana contemporanea e femminismo. Ha scritto sul mito di Penelope, sulle autrici italiane postcoloniali, su Alberto Savinio e su Sibilla Aleramo. È direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura La Valletta da ottobre 2021.

Può tracciare, per le lettrici e i lettori di italiana, un ritratto dell’Istituto Italiano di Cultura da lei diretto e della sua storia?

L’Istituto Italiano di Cultura di La Valletta è stato inaugurato nel 1974 nella sua sede attuale – la piazza principale della capitale – da Aldo Moro, e da quel momento rimane uno dei più importanti soggetti culturali di tutta Malta. Questa posizione privilegiata di cui il nostro Istituto gode è conseguenza dei fortissimi rapporti bilaterali che l’Italia e Malta storicamente intrattengono, soprattutto in campo commerciale. La cultura italiana è in qualche modo parte della cultura maltese, la storia dei due Paesi è stata per molti secoli la storia di un unico territorio, e a Malta l’italiano è largamente compreso e parlato: per questo l’Istituto di La Valletta può considerarsi un unicum nella rete estera della Farnesina.

Come racconterebbe la città e la sua scena culturale? Quali sono i più importanti rapporti di collaborazione che l’Istituto intrattiene con istituzioni ed operatori culturali?

Data l’eccezionalità della vicinanza geografica e culturale tra i due Paesi, la domanda di italianità nell’arcipelago è altissima, e l’Istituto si impegna per soddisfare queste aspettative. Per le dimensioni dell’isola, la scena culturale in cui l’Istituto si inserisce è da intendersi come nazionale più che cittadina. L’Istituto è in continuo dialogo con le più alte cariche dello Stato e con i maggiori operatori culturali del Paese, tra cui il Teatro Manoel (il terzo teatro più antico d’Europa), l’Università di Malta, l’ente nazionale che organizza i tanti e vivaci festival culturali, l’Arts Council Malta, la Malta Philarmonic Orchestra e molti altri. In un territorio piccolo come Malta, inoltre, si concentrano anche tutti i vari attori culturali europei. L’Istituto è molto orgoglioso di essere stato uno dei principali promotori del cluster EUNIC, nato l’anno scorso e di cui attualmente deteniamo la co-presidenza. Insomma in questo Paese esteso poco più di 300 km2, e che vanta tre siti patrimonio UNESCO, si concentra una intensa offerta culturale, senz’altro rinvigorita da quando nel 2018 La Valletta è stata nominata capitale europea della cultura.

In un contesto in cui tutte le componenti del “Sistema Italia” contribuiscono e mirano al successo complessivo e specifico di una proposta ambiziosa nelle sue diverse sfaccettature, quali sono le migliori esperienze di questa Sede?

Nell’ultimo anno delle fortunate convergenze hanno rafforzato il Sistema Italia a Malta. Il rinnovo dei vertici della missione diplomatica e la creazione di una squadra di lavoro in buona parte nuova in Istituto è stata occasione per consolidare la strettissima sinergia con cui Istituto e Ambasciata operano sul territorio. Inoltre, a fine 2021 – per la prima volta a Malta – si sono formati i Comites, a testimonianza di una collettività italiana sempre più numerosa e forte sull’isola.

I progetti più ambiziosi sono senz’altro quelli realizzati anche insieme alle controparti locali: negli ultimi mesi, solo per fare alcuni esempi, abbiamo organizzato una splendida mostra di Marinella Senatore insieme a una importante galleria locale, abbiamo portato il coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia grazie al lavoro con Valletta Cultural Agency – l’ente nazionale che promuove la cultura e la sostenibilità nella capitale –, e il complesso archeologico di Tas-Silġ sarà protagonista di speciali visite guidate in italiano grazie alla collaborazione promossa da Istituto e Ambasciata tra una delle missioni archeologiche italiane presente sul territorio e Heritage Malta, l’ente nazionale per la conservazione del patrimonio culturale.

Che ruolo gioca la comunicazione nel rapporto con il pubblico dell’Istituto? Quali strategie innovative approcci e modi di lavorare sono stati adottati negli ultimi tempi per mantenere e facilitare questa relazione?
Quella della comunicazione è forse una delle sfide più grandi perché quando un progetto non si comunica bene si vanifica anche tutto il lavoro a monte. Le attività dell’Istituto sono sempre monitorate da varie testate locali, ma è la cura che mettiamo nella creazione di contenuti originali sui nostri social, sul nostro sito e sulla nostra newsletter che fa la differenza. In un Paese piccolo come Malta abbiamo poi il vantaggio di poterci dedicare con relativa facilità anche ad azioni comunicative bilaterali, come ad esempio con le scuole o con l’Università. Questo Istituto investe massicciamente in comunicazione, soprattutto in termini di tempo ed energie. E non c’è riscontro più gratificante di quando, ad esempio, un gruppo di studenti è venuto in giornata appositamente da Gozo per seguire un evento di musica in Istituto.

Sia pure gradualmente e in maniera non omogenea in tutte le aree e Paesi stiamo uscendo dalla fase emergenziale. È giunto il momento di disegnare la nuova normalità. Quali approcci sarà opportuno adottare alla luce dell’esperienza di questa Sede, come si immagina i prossimi anni di attività?

Dopo la bulimia di eventi virtuali degli ultimi due anni e soprattutto considerando l’irraggiungibile panorama di competitors se si vuole creare un progetto culturale digitale fatto bene, l’intenzione è quella di continuare a usare il “virtuale” come strumento utile e importante di approfondimento. Non come modalità di fruizione alternativa, perché fare su una piattaforma online un evento pensato per essere in presenza non vuol dire fare lo stesso evento. Immagino i prossimi anni con eventi fatti di scambi tra persone, declinati su misura per tutti gli spazi in cui sarà possibile organizzarli nelle isole di Malta e Gozo. E li immagino soprattutto con progetti, che partono dall’Istituto in quanto creatore di contenuti e, come in un ciclo, si concludono con la misurazione dell’impatto da parte dell’Istituto stesso. Gli eventi slegati da una visione a lungo termine non sono sostenibili, in nessun senso, se si vuole lasciare un’impronta sul territorio.

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