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Riflettori su: Istituto Italiano di Cultura di Sydney
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Riflettori su: Istituto Italiano di Cultura di Sydney

Categorie: Cultura e creatività

Intervista al Direttore Lillo Guarneri

A cura di Basilio Toth

La nostra rubrica Riflettori su prosegue con l’Istituto Italiano di Cultura di Sydney e il suo Direttore.

Lillo Guarneri è nato in Sicilia e prima di entrare in servizio al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale nel 2000, è stato procuratore legale e funzionario del Ministero della Giustizia.  Ha diretto gli Istituti Italiani di Cultura di San Paolo e Madrid e dal 2017 è in servizio a Sydney. Ha un debole per l’architettura che considera un’espressione artistica di cui godere visivamente ogni giorno.

 

Gli ultimi mesi sono stati difficili per tutti ma hanno offerto un’opportunità unica per migliorarsi e innovare. Quali innovazioni sono state introdotte dalla Sede per affrontare prima l’emergenza e poi la “nuova normalità”?

Abbiamo avuto varie fasi a seguito del Covid 19: nella prima fase, da marzo ad agosto 2020, abbiamo svolto corsi ed eventi on line.
Da settembre 2020 sino ad aprile 2021 abbiamo proseguito con attività in luoghi piú ampi che consentivano eventi presenziali; concerti nei cinema, rassegne cinematografiche, e poi, gradatamente, conferenze presso musei, partecipazioni a festival etc.
Da aprile siamo nella terza fase quindi abbiamo ripristinato eventi e corsi in IIC, pur mantenendo alcuni corsi on line e alcune attività di promozione on line tramite videoconferenza con l’Italia. L’attività in presenza è ripresa gradatamente anche in Istituto ma con particolari precauzioni: rispettando la normativa Anticovid e dopo aver redatto un piano di azione approvato dallo Stato del New South Wales (NSW), che prevede, tra l’altro un sistema di controllo delle presenze tramite codice QR. Si è anche redatto un apposito DVR Anricovid in ottemperanza con la legge italiana. Quindi particolare cura per ridurre il rischio di contagio, insieme a massima prudenza. Siamo infatti in città un’istituzione abbastanza in vista, che viene identificata con l’Italia e il verificarsi di un caso in IIC senza aver rispettato scrupolosamente la legge, sarebbe per noi controproducente.
La quarta fase sarà forse nel giugno 2022 con la piena normalità quando si riapriranno le frontiere. Attualmente infatti il Paese è blindato e hanno difficoltà a rientrare in patria anche i cittadini australiani che devono rispettare un rimpatrio scaglionato, seguito da un periodo di quarantena – con spese a proprio carico – da fare in hotel appositamente attrezzati.

L’utenza degli IIC si aspetta sempre proposte di altissimo livello. A suo avviso, il pubblico dell’Istituto, negli ultimi tempi, ha mantenuto lo stesso livello di ambizione? e ha cercato più la novità, o la rassicurazione, negli ultimi mesi?
Sono rimasto positivamente sorpreso dalla capacità di adattarsi rapidamente a tutti questi cambiamenti, spesso poco piacevoli. L’IIC ha trasformato i corsi presenziali in corsi on line in 2 settimane e nello stesso lasso di tempo abbiamo cancellato tutti gli eventi del 2020, ripensandoli in forma virtuale. È stato un lavoro intenso e credo ben fatto. Tuttavia le conseguenze psicologiche di questa prolungata assenza di interazione presenziale, di tante ore passate in casa, sono ancora tutte da verificare. Vedo già alcuni segnali preoccupanti in persone più anziane che adesso preferiscono non uscire più da casa per venire alle nostre lezioni o agli eventi. Ciò è forse dovuto a paura o forse a una nuova abitudine all’uso dei nuovi mezzi tecnologici. Ho invece notato una maggiore flessibilità nei giovani. Direi quindi, in generale, che è stato importante rassicurare il pubblico, abituandolo alle nuove tecnologie. In termini programmatici si è fatto in 5 mesi quello che, forse, si sarebbe realizzato in 5 anni. Tutti abbiamo remato in favore di questo cambiamento, con flessibilità e capacità di adattamento. Una specie di miracolo, impensabile solo qualche anno fa. Come detto prima, dobbiamo però ancora scoprire altri risvolti sociologici della questione.

La comunicazione con il vostro pubblico e il coinvolgimento nelle attività della Sede avrà subito dei cambiamenti. In questa relazione, che ruolo hanno svolto le nuove tecnologie? L’utenza è stata propositiva? Quale è stata la sua esperienza?
Direi che le nuove tecnologie e la nuova modalità di erogare e partecipare a eventi e corsi di lingua, è stata accettata di buon grado. Tuttavia la gran parte dei nostri frequentatori desidera, per fortuna, una piena ripresa delle attività in presenza. La tecnologia, al momento, ci consente di usare alcuni sensi, l’udito, la vista, ma non l’olfatto il tatto e il palato (penso agli eventi sulla cucina), e comunque l’aspetto presenziale e le diverse sue modalità di realizzazione (ad es. tempi diversi, più lunghi, fatti anche di pause, di silenzi, di interazione tra i partecipanti), sono da mantenere e valorizzare perché molto importanti per la riuscita dell’evento e in genere per la crescita umana.

Sarà anche stato necessario cancellare eventi o ripensarli per adattarli al nuovo contesto. Alcune iniziative potranno essere recuperabili, altre, completamente nuove, staranno nascendo al loro posto. Nella prossima programmazione ci sono iniziative particolari rispetto alle quali vorrebbe anticiparci qualcosa?
Abbiamo dovuto cancellare moltissimi eventi, riproponendone alcuni con modalità diverse: solamente on line all’inizio e poi presenziali (o misti). L’Australia è un Paese lontano e soffriamo un po’ l’isolamento, ma ci sono, a tutti i livelli, importanti risorse culturali locali. Ad esempio per Dante 700 abbiamo coinvolto gli studiosi locali delle università e delle biblioteche nazionali. Per suscitare la curiosità di un pubblico più vasto, coinvolgeremo poi il più importante attore di teatro australiano, John Bell, che declamerà Dante presso l’auditorium dell’Art Gallery del NSW. Infine verranno esibiti alla “Fischer library” degli incunaboli, provenienti da varie collezioni, e collegati alle prime edizioni delle opere di Dante. Tra l’altro vi è qui a Sydney un’edizione della Divina Comedia del 1497 (commentata dal Landino) all’interno della quale, pochi mesi fa, è stato per caso ritrovato uno bozzetto di una madonna disegnato su una delle ultime pagine del libro, e che pare possa essere attribuito al Giorgione! Il famoso pittore potrebbe essere stato il proprietario di questa edizione, e durante un momento di ispirazione avrebbe creato questa piccola e sconosciuta opera d’arte. Nel libro vi è anche una chiosa che, se autentica, rivelerà delle importanti novità sulla vita del pittore italiano. Ci saranno quindi degli eventi dedicati anche a questa scoperta che sta creando un importante dialogo con la Biblioteca Vaticana. Quest’ultima ha infatti accettato di confrontare tale disegno con alcuni esemplari di bozzetti del Giorgione da essa posseduti, al fine di verificare tale attribuzione.

Può tracciare, per le lettrici e i lettori di italiana, un ritratto dell’Istituto Italiano di Cultura da lei diretto e della sua storia?
L’Istituto è stato fondato nel 1977, ha una competenza su circa metà dell’Australia e da 5 anni anche sulla Nuova Zelanda. Si trova in una sede accogliente, con una struttura multifunzionale (per corsi ed eventi ) ubicata nel cuore della città, frequentata ogni giorno da molti studenti e soci, oltre che da visitatori occasionali. Nel 2019 abbiamo accolto oltre 600 studenti e sviluppato 70 eventi, che per una squadra di sole 5 persone è un risultato di tutto rispetto e competitivo rispetto a quanto fanno i colleghi degli altri istituti europei. Negli anni, con il crescere dell’importanza e del prestigio internazionale dell’Australia, è anche cresciuta l’attenzione per questo Paese da parte dell’Italia e del Ministero.
La sede che ospita l’Istituto, purtroppo in locazione, è molto curata. Ogni dettaglio parla adesso della Bellezza del nostro Paese: dal vassoio Alessi con cui offriamo il caffè (disegnato da Marco Trimarchi), ai divani Citterio, alle scrivanie Unifor, alle lampade che illuminano in maniera particolare gli ambienti: sette lampade di design che sono state comperate con i fondi di “Vivere all‘italiana” per inaugurare un evento sul design, che è poi divenuto una mostra permanente sulla storia del design italiano.
Per gli eventi la scelta è di fare eventi sempre condivisi con le principali istituzioni australiane anche per evitare di essere autoreferenziali. Inoltre gli eventi devono essere pensati e tarati sull’utenza del Paese: all’inizio bisogna ascoltare per mesi il Paese….

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