Nelle carte dell’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri i retroscena de l progetto di realizzazione di un’opera d’arte dell’artista messicano.
Un murale di Diego Rivera a Roma: storia di un progetto mai realizzato
I documenti antichi conservano un passato che è ricco di storie affascinanti, spesso poco conosciute. La rubrica “Le carte e la memoria”, a cura di Isabella Proia e Cecilia Ciatti, si propone di far parlare al pubblico di oggi queste carte, raccontando le loro storie, alla scoperta del vasto patrimonio bibliografico e documentario del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Fra le carte dell’Archivio Storico Diplomatico della Farnesina (Direzione Generale Relazioni Culturali – Ufficio I), si trova traccia di un progetto del 1946 che prevedeva di invitare a Roma gli artisti messicani Diego Rivera, José Clemente Orozco e David Alfaro Siqueiros per realizzare un affresco collettivo nell’ex Foro Mussolini, come simbolo di amicizia fra il popolo messicano e quello italiano. Nelle parole di Rivera, l’affresco sarebbe stato un inno alla fratellanza latina. Un carteggio fra il Ministro degli Affari Esteri, Sforza, e l’allora Direttore Generale delle Belle Arti Bianchi Bandinelli, è prova del fatto che l’iniziativa era stata salutata in Italia con entusiasmo, data la grande considerazione di cui godeva l’arte messicana contemporanea. L’ispiratrice del progetto era l’artista nordamericana Ione Robinson, all’epoca residente in Messico, celebre per aver documentato il movimento muralista nel libro A Wall to Paint on del 1946.
La prima menzione del progetto all’interno del carteggio risale al 31 agosto 1946, in un memorandum indirizzato all’Ambasciata d’Italia in Messico dall’On. Carlo Sforza, che di lì a poco (2 febbraio 1947) sarebbe diventato Ministro degli Esteri del terzo governo De Gasperi. Sforza riferisce di aver incontrato il giorno prima a un pranzo Diego Rivera, il quale parlava del progetto come di cosa sicura. Nell’ottobre dello stesso anno la Direzione Generale delle Belle Arti del Ministero della Pubblica Istruzione comunica di poter mettere a disposizione degli artisti messicani parete, manodopera, e di poter offrire inoltre un tour di Roma. Nel frattempo l’Ambasciatore d’Italia in Messico Petrucci mantiene i contatti con il Ministro degli Esteri messicano Castillo Nájera, e poi con il suo successore Torres Bodet, i quali ribadiscono l’appoggio del governo messicano all’iniziativa, per la quale erano già stati stanziati dei fondi dal governo.
Nel corso dell’anno seguente il progetto venne però messo da parte, sia per insufficiente finanziamento, sia per l’indisponibilità del luogo che avrebbe dovuto accogliere il murale, a causa del protrarsi dell’occupazione dell’ex Foro Mussolini da parte delle Autorità Alleate. Nel 1947 l’iniziale accordo fra le potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale aveva lasciato il posto ad una crescente tensione fra il blocco orientale e occidentale, indebolendo conseguentemente anche la posizione dell’Italia nelle trattative postbelliche. Il fatto che il progetto di portare i pittori messicani a Roma venisse a quel punto considerato con maggiore freddezza, seppure fossero passati soltanto pochi mesi da quando, su impulso di Sforza, le trattative con il governo messicano erano iniziate, va interpretato probabilmente come un riflesso dei mutati equilibri internazionali. Tutto ciò fece purtroppo sfumare l’opportunità di realizzare questo murale a Roma. Restiamo allora con la curiosità di sapere come avrebbe potuto essere l’inno alla fratellanza fra i popoli messicano e italiano immaginato da Diego Rivera.