Scoperti nuovi geroglifici dipinti sul sito dove opera la Missione dell’Università Federico II di Napoli.
Una scrittura geroglifica antica di 3500 anni a Boğazköy/Hattusha (Turchia)
A circa 200 km a est della capitale turca Ankara si trovano le rovine della città dell’Età del Bronzo di Hattusha, capitale dell’Impero Ittita. Nel II millennio a.C., questo impero dominava gran parte dell’Asia occidentale e costituiva un potente antagonista dell’Egitto, di Babilonia e dell’Assiria. Per 116 anni, Hattusha è stata oggetto di ricerche sistematiche da parte di un team internazionale di scienziati di varie discipline, ora diretti dal Prof. Andreas Schachner dell’ Istituto Archeologico Germanico di Istanbul; sul sito è operativa anche la Missione dell’Università Federico II di Napoli, diretta dal Prof. Leopoldo Repola, e sostenuta con fondi del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Inusuale come una giornata di pioggia all’inizio di agosto in Anatolia centrale, altrettanto inaspettata è stata la scoperta fatta da un membro del team di scavo e docente di archeologia all’Università Artuklu di Mardin, il Dott. Bülent Genç. La scoperta è avvenuta a Yerkapı (“la porta nel terreno”), un monumento della città alta conosciuto da tempo immemorabile. Si tratta di una struttura piramidale, situata nel punto più alto della città. È qui che Bülent Genç ha notato dei segni dipinti con pigmenti naturali di colore marrone rossastri sulle pietre lavorate grossolanamente delle pareti del tunnel non illuminato.
Nel periodo del Grande Regno ittita, i geroglifici anatolici si trovano regolarmente su monumenti rupestri o sigilli, incisi o in rilievo. I segni scoperti a Yerkapı, invece, sono scritti sui blocchi di pietra con la vernice. Finora si conoscevano iscrizioni dipinte solo da Kayalıpınar (Sivas) e Suratkaya (Muğla). Grazie alla scoperta di Yerkapı, diventa sempre più chiaro che la scrittura geroglifica anatolica era molto più diffusa nella società del II millennio a.C. di quanto si pensasse in precedenza. Questi reperti aprono una finestra completamente inedita e inaspettata sulla tarda età del bronzo.
Per documentare questa scoperta unica, i geroglifici e l’intera struttura sono stati acquisiti digitalmente e modellati in tre dimensioni dai colleghi dell’Università di Napoli Federico II – Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse, che qui operano dal 2014 attraverso una Missione di ricerca ufficiale sostenuta dal Ministero degli Affari Esteri.
Secondo le prime valutazioni dei filologi dell’équipe di scavo (M. Alparslan e M. Marazzi), ci sono almeno otto diversi gruppi di segni che si ripetono sulle pareti della posterula di Yerkapı; ad esempio uno dei segni è stato identificato finora 38 volte. Non si tratta ovviamente di un’iscrizione coerente, ma piuttosto delle brevi annotazioni analogamente a graffiti. Anche se è ancora troppo presto per fare una valutazione conclusiva, si ipotizza che nel periodo ittita venissero citati nomi di persone o di divinità e forse anche la testimonianza del passaggio.