Un comunicato comune, ritrovato all’interno dell’archivio storico diplomatico della Farnesina, individua precisamente la data di inizio delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi.
Un inizio inconsueto: le relazioni diplomatiche tra Italia e Cina
Qual è il momento esatto nel quale inizia una relazione amorosa? Il primo bacio, il primo regalo, il primo invito a casa o magari una letter…- no, non si usa più – un messaggino? Chissa! Sorprendentemente, un analogo grado di incertezza si ritrova anche nelle relazioni tra stati: qual è infatti l’evento che sancisce l’inizio delle relazioni diplomatiche tra due stati? Non esiste una risposta esatta. Eppure anche in politica estera, come in amore, gli anniversari sono importanti! Ecco quindi che, solitamente, per avere una ricorrenza da festeggiare, si individua, convenzionalmente e a posteriori, un evento preciso. A volte è l’invio di un diplomatico, altre un primo trattato, altre ancora uno scambio di lettere ufficiali, oppure la visita di personalità di altissimo livello. Non sembra esistere un documento specifico finalizzato a stabilire l’inizio delle relazioni diplomatiche.
Invece, recentemente, nell’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, è apparsa l’eccezione, talmente peculiare da confermare la regola. La ricerca di uno dei numerosi utenti della sala studio ha infatti portato all’attenzione dell’archivista Antonio Freddi il “Comunicato comune del governo della Repubblica Italiana e della Repubblica popolare Cinese sullo stabilimento delle relazioni diplomatiche tra l’Italia e la Cina” del 5 novembre 1970. Recita: “il governo della Repubblica Italiana e il governo della Repubblica Popolare Cinese hanno deciso […] di stabilire relazioni diplomatiche a datare dal 6 novembre 1970”.
Subito una curiosità, e non solo per gli studiosi di relazioni internazionali: l’inizio è fissato per il giorno successivo alla data del documento. Quindi, paradossalmente, nel momento in cui si ci si incontra per firmare un documento comune, non necessariamente le relazioni già sussistono. Praticamente come in un appuntamento al buio.
Si nota inoltre che il documento è redatto in tre lingue, italiano, cinese e francese, perché la firma non avvenne a Roma o Pechino, ma a Parigi: per quale ragione? Ecco un’altra potenziale linea di ricerca.
In effetti il contesto storico-politico di quegli anni era peculiare e ciò si riflette anche nel testo del documento: breve ma molto denso, contiene vari passaggi degni di approfondimento, la cui scoperta lasciamo però all’intraprendenza dei più curiosi.