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Hugo Pratt e l’Africa Orientale Italiana nei fondi dell’Archivio Storico Diplomatico
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Hugo Pratt e l’Africa Orientale Italiana nei fondi dell’Archivio Storico Diplomatico

Categories: Culture and creativity -Archaeology and Heritage

Una singolare visione sulla società italiana nell’Africa Orientale durante la Seconda guerra mondiale.

Grafico delle operazioni di imbarco sulla nave bianca Duilio – Chart of boarding operations on the ship Duilio

La rubrica Le carte e la memoria dell’Archivio Storico Diplomatico della Farnesina ci porta questa volta nell’Africa Orientale Italiana: novembre 1941, cade Gondar, l’ultima piazzaforte, e con essa l’Africa Orientale Italiana. In pochi giorni, migliaia di italiani, giunti sull’onda di sogni in spirito coloniale, si ritrovarono invece nella situazione di internati nei campi di concentramento inglesi e francesi. Tra di loro anche un quattordicenne dall’indole già avventuriera, Eugenio Ugo Prat meglio noto come Hugo Pratt, il celebre fumettista creatore di Corto Maltese, internato con i genitori nel campo di Dire Daua.

Svolgendo approfondite ricerche nell’ambito del progetto promosso dalla Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale “Hugo Pratt. L’eredità, l’opera e la biografia”, il funzionario della promozione culturale dott.ssa Anna Zolfo con l’assistenza dei funzionari dott. Antonio Freddi e dott. Riccardo Andreozzi dell’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha riportato alla luce centinaia di documenti (rapporti, lettere, telegrammi, foto…) che offrono una singolare visione sulla società italiana nell’Africa Orientale durante la Seconda guerra mondiale.

Eventi e situazioni rivivono sfogliando le pagine consumate dal tempo: ecco l’arrivo degli inglesi nel 1941, le retate subite dagli italiani e la loro deportazione nei campi, la difficile vita da internati, le scuole e i professori, l’angoscia nelle lettere dall’Italia che cercano notizie dei cari, il viaggio delle leggendarie navi bianche che li riportarono avventurosamente in patria tra i pericoli del conflitto e la routine di bordo.

Tutte queste esperienze di vita, di cui i documenti conservano traccia, riguardano mesi, se non anni, che hanno probabilmente plasmato, se non generato, il mondo pseudo-immaginario nel quale Hugo Pratt ambienta le avventure del suo non-eroe viaggiatore. Anche se non è il protagonista di questi documenti, Pratt è lì, sullo sfondo. Basti pensare alla bravata millantata in una sua autobiografia, degna del suo alter ego d’inchiostro, di aver acceso i fari luminosi mentre la nave bianca sfilava di fronte a Gibilterra: difficile non vederne il nesso col rischioso oscuramento notturno che tanto spazio occupa nelle relazioni degli ufficiali di bordo rinvenute nell’archivio. Possiamo immaginare le sue fatiche, quando leggiamo le relazioni del delegato della Croce Rossa sulle condizioni del campo di Dire Daua. Scorrendo i rapporti e le lettere che descrivono la giornata tipica a bordo delle navi bianche, possiamo quasi sentirlo commentare con le ragazze l’edizione ridotta del giornale e lo immaginiamo scrutare il mare, già immerso in avventurose fantasie. Magari con gli occhi stretti per il sole, sotto un cappello bianco e nero da marinaio.

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