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A Cracovia l'apertura della mostra itinerante "We Love Science: arte e scienza a confronto"
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A Cracovia l’apertura della mostra itinerante “We Love Science: arte e scienza a confronto”

Categorie: Cultura e creatività -Arti Visive
Inaugurata presso l’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia la mostra itinerante “We Love Science”, nel quadro delle celebrazioni della Giornata della Ricerca Italiana nel Mondo.
WE LOVE SCIENCE

Inaugurata presso l’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia la mostra itinerante “We Love Science”, nel quadro delle celebrazioni della Giornata della Ricerca Italiana nel Mondo. Una raccolta di opere d’arte originali e di contenuti audiovisivi realizzati da artisti italiani e ispirati all’attività dei laboratori di ricerca italiani.

La mostra, visitabile a Cracovia fino al 4 maggio, sarà successivamente esposta a Varsavia e a Pristina per poi proseguire il suo tour internazionale con il sostegno della rete di Ambasciate, Consolati e Istituti Italiani di Cultura.

“We Love Science” è un progetto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, a cura di Ludovico Pratesi e Marco Bassan di Spazio Taverna. L’iniziativa, lanciata dall’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia in occasione della Giornata della Ricerca Italiana nel Mondo, consiste in una mostra itinerante composta da 8 opere d’arte contemporanea realizzate da 8 giovani artisti per raccontare il lavoro di altrettanti centri di ricerca scientifica italiani ed esplorare il complesso rapporto fra ricerca artistica e ricerca tecnologica, da diversi anni uno dei più interessanti e stimolanti sulla scena internazionale.

I centri di ricerca coinvolti sono l’Osservatorio Astronomico dell’Istituto Nazionale di Astrofisica alle Canarie, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia del Vesuvio, l’Elettra-Sincrotrone di Trieste, l’Istituto Nazionale Studi Esperienze Architettura Navale di Roma, la Miniera di Sos Enattos in Sardegna, i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, l’Istituto Nazionale di Astrofisica di Cagliari e l’Agenzia Spaziale Italiana (sede di Matera).

I giovani artisti protagonisti del progetto – Serena Vestrucci, Margherita Raso, Davide Stucchi, Jonathan Vivacqua, Irene Fenara, Giulio Bensasson, Antonio La Guardia e Ruth Beraha – hanno svolto un periodo di residenza artistica presso gli otto centri di ricerca e hanno tradotto il risultato del loro confronto con il lavoro di scienziati e ingegneri in opere d’arte.

I pezzi esposti consistono di quadri, foto e installazioni realizzati con diverse tecniche, che restituiscono l’interpretazione degli artisti e delle artiste dell’innato desiderio dell’uomo di sperimentare e innovare, in continuo confronto tra la ricerca scientifica e la propria ricerca artistica, tra metodo e suggestioni, modi differenti ma simili di osservare, investigare ed immaginare la realtà.

Giulio Bensasson – Non so dove non so quando (Souvenir di un mare mosso)

Studio su una diapositiva immersa in un fluido popolato da microrganismi. Il trittico cattura la decomposizione dell’immagine: la prima parte è la diapositiva originale; nella seconda la pellicola inizia a venire intaccata; nella terza dell’immagine rimane appena brandello.

Ruth Beraha – L’altra

L’Altra è la traccia di un volto impressa sul fondo di una massa di vetro scuro: come succede con le osservazioni degli astronomi, si manifesta come una figura in potenza, una possibile alterità, fluida come vetro.

Antonio Della Guardia –  Per un prossimo reale #8

L’opera nasce dall’analisi dei dati di un anno di attività del Vesuvio, riportati dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Dalla loro unione è stato creato un sismogramma circolare che, ricamato su di un drappo di velluto, assume la valenza di un mantra visivo.

Irene Fenara – Supervision

Supervision rappresenta la vista ravvicinata e astratta di una fonte luminosa, in cui viene osservato dall’interno il soggetto dell’immagine, che diventa così invisibile. In questo modo il soggetto non è più solo un oggetto ripreso, ma si trasforma nella luce stessa.

Margherita Raso – Interiors (Dx, Sx)

L’opera è fatta da due fusioni metalliche in argento, raffiguranti la cavità di un orecchio umano. Il lavoro si riferisce alla sonificazione, tramite cui un insieme di dati viene trasformato in elementi acustici per indagarne la natura.

Davide Stucchi – Le luci fanno ricordare le meccaniche celesti

Una serie di paralumi svestiti compone una coppia di sculture a parete. Le opere, un tempo atte a schermare la luce, ora si presentano nude e aggrovigliate. L’indagine sulla presenza-assenza è nata dalla visita all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, nello specifico dalla struttura usata per l’esperimento Borexino.

Serena Vestrucci – Moti rivoluzionari

È un disegno inafferrabile, da un dettaglio è impossibile avere una visione d’insieme, ma nella sua interezza si perde l’immagine dell’onda. Il titolo allude ironicamente alle rivoluzioni per cui l’essere umano si è battuto, ma che paragonate all’universo sono insignificanti e rimanda al moto della Terra attorno al Sole.

Jonathan Vivacqua – Stars lunch

Il tessuto su cui è stampato un cielo stellato richiama l’astronomia, e la tenda è sia legame che scudo tra uomo e universo. Tutte le stelle del tessuto sono state cancellate con un estenuante processo di bruciatura sole-lente di ingrandimento. Il risultato è un velo che lascia passare la luce nei punti in origine visibili solo con la sua assenza.

 

 

 

 

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