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A Lisbona “Fausto Giaccone. O Povo no Panteão”
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A Lisbona “Fausto Giaccone. O Povo no Panteão”

Categorie: Cultura e creatività -Arti Visive -Fotografia
In mostra 43 fotografie scattate nell’agosto del 1975 nella regione dell’Alentejo.
IIC Lisbona- Mostra giaccone (13)

L’esposizione fotografica “Fausto Giaccone. O Povo no Panteão”, organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona e dal Panteão Nacional, in occasione delle Celebrazioni per il Cinquantenario del 25 Aprile, presso il Panteão Nacional– Campo de Santa Clara a Lisbona, è stata inaugurata lo scorso 7 maggio, alla presenza del fotografo Fausto Giaccone, e sarà aperta al pubblico fino al prossimo 25 agosto.

La mostra è costituita da 43 fotografie, scattate da Fausto Giaccone nell’agosto del 1975 nella regione dell’Alentejo.

Estratto dell’introduzione del direttore dell’IIC Lisbona, Stefano Scaramuzzino, del catalogo che è stato realizzato per l’esposizione:

“L’esposizione è nata da un’idea, un auspicio e una volontà. L’idea di lasciare una testimonianza tangibile dell’esposizione nata dall’unione delle forze del nostro Istituto e del Panteão Nacional, in occasione delle Celebrazioni per il Cinquantenario del 25 Aprile. L’auspicio che la sua circolazione abbatta i limiti temporali di questa ricorrenza e amplifichi il suo messaggio. La volontà di rinnovare l’adesione delle nostre istituzioni ai valori del 25 Aprile, italiano e portoghese.

Per quanto gli eventi immortalati dalla lente del fotografo abbiano luogo 15 mesi dopo la Rivoluzione dei Garofani, abbiamo inteso il 25 Aprile nella sua accezione dilatata, estesa fino all’autunno dell’anno 1975, considerando l’occupazione delle terre alentejane nell’estate di quell’anno unita con un filo diretto all’affermazione delle istanze democratiche di uguaglianza formale e sostanziale, alla base del golpe dei Capitani e delle costituzioni italiana e portoghese.

Vicende intrecciate e parallele, accomunate da euforia, organizzazione, disillusione e infine “risacca”, ma destinate a offrire un esempio duraturo con la sua dimostrazione che l’utopia era possibile, sollevando l’interesse mondiale per l’evento più importante degli ultimi anni (come lo definì Jean-Paul Sartre) ed esercitando una particolare attrazione sugli intellettuali italiani, tra cui Fausto Giaccone.

I volti, le masse e i paesaggi immortalati dalla sua lente sottendevano l’idea che ogni rapporto economico e di forza, per quanto secolare, è un fatto umano che può essere dall’uomo mutato. La sua pubblicazione e diffusione, oggi come ieri, ha toccato le corde dell’Italia perché vi ci specchiamo, riconoscendo la nostra storia culturale e politica: l’ecosistema di una Sardegna che non c’è più, l’afflato ideale di Carlo Pisacane e dei Fratelli Bandiera, un lieto fine per la novella Libertà di Giovanni Verga e per Portella della Ginestra, il sognato auspicio al termine del Calderón di Pasolini, i rivolgimenti de La Storia di Elsa Morante.

Per questo abbiamo creduto fortemente in questo progetto e alla sua capacità di lasciare il segno, approfondendo i legami luso-italiani, in continuità e coerenza con la programmazione, passata e recente, dell’Istituto. Da un lato già nel 1988 i locali della nostra sede accolsero la mostra di Fausto Giaccone, grazie all’intuizione di Antonio Tabucchi, che del volume Una História Portuguesa scrisse l’introduzione.

Il desiderio è che dopo l’esposizione presso il Panteão Nacional, non luogo di morte ma di luminosa rinascita, il viaggio di Fausto Giaccone e della sua mostra trovi una naturale continuazione nel ritorno nelle terre da cui tutto ha avuto inizio, le cui municipalità hanno non a caso accettato di collaborare nella realizzazione del presente catalogo: grazie dunque a Coruche, Couço e Montemor-o-Novo, e grazie al Panteão e al suo direttore Santiago Macias per l’energica condivisione di questo progetto, di questo sogno, di questa utopia”.

Fausto Giaccone. Nato in Toscana nel 1943, si è formato a Palermo. Qui ha iniziato gli studi di architettura, proseguiti a Roma, dove si trasferisce nel 1965. Già appassionato di fotografia, coinvolto nel clima culturale e politico di quegli anni nel 1968, decide che il suo destino sarà da fotografo. Da allora ha vissuto sempre come fotogiornalista freelance, collaborando con molte testate italiane e straniere. Ha viaggiato in tutti i continenti per la produzione di reportage a carattere socio-politico e culturale. Ha pubblicato alcuni libri: ’68 altrove (Comune di Noceto, 2008), a quarant’anni dal 1968. Una storia portoghese (Randazzo focus, 1987), creato in due tempi: nel 1975, durante la fase più calda della rivoluzione portoghese, e tornando undici anni dopo, rincontrando i luoghi e le persone di allora. Macondo, il mondo di Gabriel Garcia Marquez (Postcart, 2013), a coronamento di numerosi reportage fatti nel Paese caraibico. Volti di Cavallino Treporti (Edifir, 2013), per una committenza pubblica su un tratto della laguna veneta. Gino De Dominicis, Lo Zodiaco (Nero edizioni, 2018), sulla famosa mostra performativa dell’artista nel 1970 nella galleria L’attico di Roma.

Per maggiori informazioni: Istituto Italiano di Cultura di Lisbona 

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