Esperti di politica internazionali, scienziati, diplomatici e rappresentanti di prestigiosi Think tank britannici a confronto a Londra sui satelliti che orbitano nello spazio, che ci orientano e rendono la nostra vita più semplice ma possono anche spiarci e farla diventare impossibile. L’occasione è la presentazione all’Istituto italiano di Cultura di Londra diretto da Francesco Bongarrà del volume “Operazione Satellite”, l’opera del giornalista Frediano Finucci che è stata tradotta anche in inglese. L’evento si è svolto lo scorso 11 marzo.
Il conflitto in Ucraina, combattuto anche nello Spazio con reciproci attacchi ai satelliti civili e militari da parte di Mosca e Washington, è stato il punto di partenza della talk tra l’autore, Michele Groppi e Zeno Leoni, entrambi del King’s College di Londra, moderati da Antonello Guerrera, corrispondente da Londra de La Repubblica.
Finucci ha svelato e spiegato le ultimissime tecnologie satellitari, un tempo riservate solo a militari e governi e oggi disponibili anche a utenti non specialisti, con risvolti economici, sociali e geopolitici finora impensabili. Ha anche raccontato come la Russia negli anni passati abbia mandato in orbita dei satelliti “fantasma” (stalker) per intercettare e disturbare le comunicazioni dei satelliti occidentali, ricostruendo la quotidiana attività americana ed europea per individuare queste minacce e le relative contromisure, per poi concentrarsi sul famoso episodio dei palloni aerostatici cinesi sui cieli americani. Dalla Russia alla Cina, di cui vengono raccontati esperimenti con Mosca per il disturbo delle comunicazioni satellitari, tecniche che Pechino potrebbe replicare, con apposite strutture, in caso di invasione dell’isola di Taiwan.
L’autore ha, infine, percorso i “rischi dovuti all’immenso potere che stanno accumulando le tre società tecnologiche più concentrate sulla Space Economy, con applicazioni divenute indispensabili per cittadini e Stati Sovrani: Google, Amazon e specialmente Starlink/Space X di Elon Musk, il vero uomo da tenere seriamente d’occhio”.
Per maggiori informazioni: Istituto italiano di Cultura di Londra