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A Tel Aviv in mostra le opere di Marion Baruch con "Bomba"
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A Tel Aviv in mostra le opere di Marion Baruch con “Bomba”

Categorie: Cultura e creatività -Arti Visive -Design e Architettura
Per la prima volta un'istituzione israeliana ospita le opere eclettiche dell'artista.
Marion Baruch Bomba, 2021 Courtesy dell'artista Foto Matteo Visentin
Marion Baruch Bomba, 2021 Courtesy dell’artista Foto Matteo Visentin

L’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv presenta dal 15 settembre al 12 novembre la mostra “Marion Baruch: Bomba”, organizzata da CCA Tel Aviv-Yafo , insieme a Galerie Urs Meile, Pechino / Lucerna, Sommer Contemporary Art, Tel Aviv / Zurigo e Galerie Anne-Sarah Bénichou, Parigi.

Eclettico e originale, il lavoro della Baruch si estende su un arco temporale di oltre settant’anni e rappresenta un approccio al formalismo che è unico e profondamente interdisciplinare. Nella metà degli anni Sessanta, Baruch è passata dalla pittura a opere tridimensionali, appropriandosi di elementi della moda, della grafica, del disegno industriale e delle pratiche commerciali e anticipando di fatto l’emergere dell’arte installativa e dell’Estetica Relazionale.

“Artista globale” con una “pratica partecipativa” ante litteram, la Baruch ha vissuto e lavorato in Romania, in Israele, dove ha avuto la sua prima mostra personale presso lo Micra Studio a Tel Aviv, in Francia e in Italia. Ha creato lavori che, se da un lato esprimono la sua posizione di totale autonomia da ogni restrizione stilistica, dall’altro possiedono la capacità di fungere da radar, catturando idee e strumenti, come Internet, che diventeranno molto influenti.

Radicata sin dal principio nella contaminazione, la pratica artistica di Marion Baruch ha subito diverse trasformazioni stilistiche: dalla pittura espressiva all’arte grafica; dalle grandi sculture in metallo alle sue opere performative e vitali: Contenitore-Ambiente (1970) e Abito-Contenitore (1970); dal suo lavoro stratificato Ultramobile, un gruppo di “non-oggetti” disegnati da artisti come Man Ray, Meret Oppenheim, Roberto Matta e Allen Jones, alla serie “Rembrandt” (1978-82). “Rembrandt”, oltre a sviluppare le sue elucubrazioni artistiche sui fondamenti di una cultura che mette al centro l’Occidente, sui mezzi di comunicazione di massa e sulla storia dell’arte orientata al maschile, è anche un’analisi, semiologica e al tempo stesso ironica, della pittura in quanto medium.

Gli anni Ottanta vedono la ricerca artistica della Baruch orientarsi su un approccio critico ma anche giocoso verso il mondo dell’arte e in particolare il mercato dell’arte, sostanziato nella decisione di convogliare la propria azione artistica attraverso una campagna chiamata Name Diffusion, registrata presso la Camera di Commercio. Nel quindicennio seguente, la sua “fase parigina” è caratterizzata dalla chiara volontà di utilizzare il medium dell’installazione, la Internet Art e il linguaggio per affrontare questioni sociali e politiche. Durante questa fase, Name Diffusion si sviluppa e diventa una denominazione collettiva per indicare opere create con il coinvolgimento della comunità dei “sans-papiers” (immigrati illegali) con i quali la Baruch chiaramente si identifica.

La fase più recente della pratica della Baruch è caratterizzata dal riuso di scarti tessili dall’industria del prêt-à-porter, con i quali crea un corpus di opere che ribadiscono la sua convinzione che il formalismo non sia mai avulso da problematiche concettuali e autobiografiche, esistenziali e filosofiche. Due esempi di questo corpo di opere sono presentati per la prima volta per questa occasione: Passage Paysage e Cloud Architecture (entrambe del 2021).

Bomba (2022), un’opera creata appositamente per questa mostra, apre una nuova fase nel suo lavoro.  Essa consiste in un’inedita composizione monocromatica di “lembi” di stoffa, abiti una volta appartenuti all’artista. La presenza di questo nuovo percorso attesta la perseveranza dell’artista nel reinventare il proprio medium, utilizzando un lessico visivo che è tutto suo e al tempo stesso innegabilmente universale.

 Marion Baruch, nata nel 1929 a Timisoara, in Romania, vive e lavora a Gallarate. Ha studiato Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme e all’Accademia di Belle Arti di Roma. Baruch ha esposto in mostre personali e collettive presso importanti istituzioni artistiche europee come il Kunstmuseum di Lucerna, il MAMCO di Ginevra, il Magasin di Grenoble, il Palais de Tokyo di Parigi, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il MAMbo di Bologna, il Museo Groninger, la Kunsthalle Friart di Friburgo, KW Institute for Contemporary Art di Berlino e il Maga di Gallarate.

Marion Baruch: Bomba” è co-curata da Noah Stolz e Nicola Trezzi.

Per maggiori informazioni: www.iictelaviv.esteri.it

 

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