Dal 26 al 28 ottobre la compagnia Motus ha presentato lo spettacolo di teatrodanza Frankenstein (A love story) presso il centro per le arti performative Kampnagel, K2, di Amburgo, promosso dall”Istituto Italiano di Cultura di Amburgo.
L’opera è una co-produzione Motus con Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, TPE – Festival delle Colline Torinesi, Kunstencentrum VIERNULVIER (BE) e Kampnagel, sostenuto dalla Fondazione Claussen-Simon, dalla ZEIT-Stiftung Ebelin, da Gerd Bucerius e dal MiC – Regione Emilia-Romagna.
Con “Tutto brucia”, produzione ispirata alle Troiane di Euripide la compagnia Motus aveva già affrontato in modo approfondito il tema della metamorfosi e del processo di trasformazione da uomo a bestia. In Frankenstein (A Love Story), il mostruoso si fonde con il mondo animale, rappresentando una completa alterità rispetto all’uomo.
Basandosi sul racconto di Mary Shelley, prototipo del romanzo di fantascienza, la compagnia sviluppa un’opera teatrale tenuta insieme da vari episodi, in cui Frankenstein, moderno Prometeo, diventa il tessuto connettivo di un’opera che infonde nuova vita all’inanimato. Al centro di tutto ci sono l’amore infranto, la violenza, l’orrore e l’indissolubile legame tra il mondo animale e quello vegetale.
Diretto da Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande, lo spettacolo è stato ideato con la collaborazione drammaturgica della ricercatrice e attivista Ilenia Caleo e vede in scena, insieme allo stesso Casagrande, l’attrice e performer Silvia Calderoni e l’attrice greca Alexia Sarantopoulou.
Si tratta di “un progetto mostruoso” sia nella scrittura scenica, realizzata attraverso la cucitura tra i diversi episodi, la scomposizione e ricomposizione di pezzi letterari, sia nell’aspirazione ad esplorare, attraverso le tracce delle filosofe e scrittrici femministe, la figurazione del mostro come emblema della diversità, della non conformità, dell’irrapresentabile, dello stare in bilico sul confine tra mondi, della sovversione dell’ordine patriarcale.
I registi Nicolò e Casagrande in merito allo spettacolo hanno dichiarato:
“Non siamo entrati nella narrazione dei passaggi complessi e dolorosi del romanzo epistolare ma ne abbiamo distillato solo frammenti/monologhi legati alle tre esistenze, compresa quella di Mary Shelley, perché tanto delle vicende biografiche (e tragiche) del suo passato hanno influito sulla nascita di quest’opera/mostro. Grazie al lavoro di riscrittura di Ilenia Caleo abbiamo ibridat la storia anche con visioni scientifico-antropologiche e fantascientifiche, attraverso le voci di tante studiose contemporanee, da Donna Haraway e Ursula Le Guin, a Lynn Margulis. Al centro gli interrogativi della creatura senza nome e la sua percezione del mondo degli altri, degli esseri umani sempre più insensibili e crudeli verso le persone “non conformi”, sino alla lenta presa di coscienza del fatto che il non possedere né denaro, né amici, né proprietà di alcun genere la relegavano alla sfera degli esclusi, dei maledetti, dei senza nome, appunto. In Frankenstein (a love story) il mostro e l’orrore convivono nel corpo: mentre in altri romanzi gotici è lo scenario a provocare la paura, qui è la fisicità: Frankenstein rende la carne stessa gotica e Shelley, quindi, traccia una nuova geografia del terrore».
Il progetto ha dato il via a diversi filoni di ricerca che hanno portato la compagnia a immaginare il lavoro in due forme diverse, unite e dialoganti: Frankenstein diventa quindi un dittico che si sviluppa in due movimenti autonomi: lo spettacolo Frankenstein (a love story) e nel 2024 la creazione di un film, Frankenstein (a history of hate).
Motus è una delle compagnie teatrali indipendenti di maggior successo in Italia. Nata a Rimini nel 1991 da Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande produce sin dalla fondazione spettacoli di grande impatto, capaci di prevedere e raccontare le contraddizioni del nostro tempo.
Per maggiori informazioni: Istituto Italiano di Cultura di Amburgo