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Ad Amburgo la mostra fotografica "Plantarium - Piccolo atlante botanico della Garbatella"
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Ad Amburgo la mostra fotografica “Plantarium – Piccolo atlante botanico della Garbatella”

Categorie: Cultura e creatività -Arti Visive
Giovanni Cocco, fotografo autore della mostra, ci svela come è nata l'idea di raccontare un quartiere attraverso le sue piante.
plantarium_Giovanni Cocco

Qual è la genesi della mostra “Plantarium”? Perché questo legame particolare con il quartiere Garbatella?

L’idea di “Plantarium” è nata dall’osservazione di uno dei quartieri più iconici di Roma, Garbatella, sebbene molto meno conosciuto del centro storico e delle principali zone turistiche. Ho lavorato per anni in una galleria che ha sede lì e in occasione del centenario della nascita del quartiere mi è stato chiesto di interpretarlo fotograficamente: l’aspetto che mi ha fatto subito pensare ad una rappresentazione efficace del luogo è stata la sua “flora”, i suoi giardini condominiali. Si tratta di un quartiere costituito nei primi anni ’20 sul modello dei lotti popolari, con ampie corti condivise che ricordassero gli orti delle zone di campagna dell’hinterland romano. La straordinarietà dell’elemento botanico non sta solo nella conservazione di questi spazi verdi comuni nell’arco di tutto il secolo, ma anche nel fatto che oggi vi sia una varietà di vegetazione incredibilmente ampia, preservata ed integrata da tutte le generazioni che si sono susseguite e che si sono assunte in forma privata e spontanea l’impegno di man(u)tenere la bellezza di questo microcosmo sociale e fisico.

Cosa unisce quindi il quartiere, la sua gente e le sue piante?

Secondo il mio punto di vista, il legame – e quindi ciò che ha reso possibile la sopravvivenza di un’isola urbana di questo tipo, con un posizionamento non esattamente centrale e senza una particolare attenzione istituzionale – è stato lo spirito di aggregazione dei residenti e l’abitudine alla bellezza. Il quartiere Garbatella nacque per ospitare una comunità di operai di estrazione contadina destinati alla costruzione del Porto Fluviale romano, che doveva sorgere in prossimità di quella zona. Maestranze arrivate dalle zone rurali fuori città: loro sono stati i primi abitanti del quartiere. I lotti più antichi sono firmati da architetti molto affermati del periodo fascista e, nell’unire il modello English Garden allo stile del barocchetto romano, hanno creato un tessuto urbano unico e di riconosciuta bellezza estetica. Il fulcro della vita sociale di questi lotti è sempre stato il giardino condominiale, progettato perché fungesse da continuum con gli “orti d’origine” che gli operai trapiantati stavano abbandonando e come spazio di aggregazione sociale. Si può dire che il legame tra residenti, edifici e spazi verdi si sia creato qui.

Più in generale e rispetto alle altre capitali, come si colloca Roma nel suo rapporto con gli spazi verdi urbani?

Roma è la città europea con la maggior superficie (in mq) di verde cittadino, dentro il perimetro urbano i parchi hanno un’estensione media altissima e sono equamente distribuiti tra centro e periferie. Nonostante questo e il fatto che la cittadinanza fruisca di questi spazi, è evidente la differenza di gestione da parte delle istituzioni tra i quadranti centrali e quelli periferici, i meno presidiati, sebbene siano di fatto i più popolosi e con un tessuto urbano meno attento all’aggregazione sociale. In termini quantitativi, quindi, Roma avrebbe molto da offrire e nulla da invidiare al verde cittadino di altre capitali europee. Ciò che conta è la capacità di saper valorizzare il proprio patrimonio e metterlo a servizio della comunità senza logiche speculative.

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plantarium_Giovanni Cocco

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