Costretto dentro le mura domestiche tra marzo e maggio 2020, l’artista visivo e ricercatore Anto Milotta ha analizzato l’enorme archivio di Villa Martini, la casa in cui vive da circa cinque anni, analizzando ogni tipo di materiale (fotografie, diari, libri, lettere, certificati) riconducibile alla storia dei Martini, la famiglia che viveva nella villa prima del suo arrivo. Un’esplorazione che l’ha trasportato in un altro tempo, pur restando negli stessi spazi, in cui si sono sovrapposte le storie delle rispettive famiglie. Il film d’artista che ha ridato vita a questi reperti di memorie perdute mette in relazione materiale d’archivio e nuove produzioni audio-visive analogiche e digitali. L’archivio diventa una metafora per raccontare sé stessi attraverso oggetti e documenti; mentre i personaggi che l’hanno generato diventano i compagni di un viaggio a ritroso, in quell’Italia che dal Risorgimento a oggi, ha subito un profondo mutamento identitario.
“U Scantu: A Disorderly Tale” di Elisa Giardina Papa è stata in mostra nella 59° Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia. L’installazione reinterpreta il mito siciliano delle donne di fora (“donne di fuori”), che la tradizione orale descrive al contempo femminee e mascoline, umane ma in parte animali, benevole e vendicative. L’installazione video ritrae le donne di fora come adolescenti che percorrono le strade di Gibellina Nuova pedalando sulle loro biciclette, personalizzate con potenti impianti stereo. Le scorribande di queste tuners sono inframmezzate da motivi testuali e visivi attinti da una raccolta di favole siciliane del XIX secolo, dai frammentari ricordi d’infanzia dell’artista riguardanti canzoni e storie che le raccontava sua nonna, e dai processi dell’Inquisizione che, nel XVI e XVII secolo, perseguivano le donne che ritenevano essere donne di fora. Accompagnato da sculture in ceramica di piedi d’oca e serpenti intrecciati realizzate in collaborazione con artigiani siciliani, “U Scantu”: A Disorderly Tale ripropone il magico, il rituale e il fantastico, come forze radicali in grado di mettere in discussione le categorie predeterminate di umanità e femminilità.