L’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona presenta “La lunga strada di sabbia” di Paolo Di Paolo e Pier Paolo Pasolini: più di sessanta fotografie di cui molte inedite, video, documenti, a cura di Silvia Di Paolo, presentate per la prima volta presso la Fondazione Sozzani di Milano nel 2021.
Paolo Di Paolo nel 1959 ha 34 anni e fotografa per “Il Mondo” diretto da Mario Pannunzio già da cinque anni. Pier Paolo Pasolini è un “promettente” scrittore di 37 anni, ha pubblicato “La meglio gioventù”, “Ragazzi di vita” e “Una vita violenta”, non era ancora regista. Arturo Tofanelli, direttore del mensile “Successo” e del settimanale “Tempo”, affida ai due autori, che non si conoscono, il servizio sulle vacanze estive degli italiani.
Lo scrittore e il fotografo avevano obiettivi diversi. “Pasolini cercava un mondo perduto, di fantasmi letterari, un’Italia che non c’era più̀ – ricorda Di Paolo – io cercavo un’Italia che guardava al futuro. Avevo anche ideato il titolo “La lunga strada di sabbia” che voleva indicare la strada faticosa percorsa dagli italiani per raggiungere il benessere e le vacanze”. Nasce un sodalizio complesso, delicato, che li accomunerà solo per la prima parte del viaggio, ma che si consolida poi nel rispetto e nella fiducia reciproci.
Lo straordinario racconto per immagini di Paolo Di Paolo verrà pubblicato da “Successo” e per Pier Paolo Pasolini “La lunga strada di sabbia” diventerà un testo più volte pubblicato. Il reportage uscirà in tre puntate (4 luglio, 14 agosto e 5 settembre 1959) e racconterà gli italiani percorrendo le coste dal Tirreno all’Adriatico: da Ventimiglia a Ostia; da Torvaianica alla Sicilia; da Santa Maria di Leuca a Trieste.
Il 1959 è l’anno in cui Fidel Castro guida la rivoluzione a Cuba e Mosca riconosce il nuovo regime. Ma è anche l’anno in cui Nikita Krusciov visita ufficialmente gli Stati Uniti e incontra Richard Nixon, si conclude il Piano Marshall, viene promulgata la legge Merlin contro le case chiuse. In Italia la ricostruzione è avviata e il miracolo economico è appena iniziato. Alle famiglie italiane si tende a prospettare un microcosmo di personaggi lontani dall’esperienza quotidiana, e anzi mitica alternativa al grigiore e alle paure della guerra fredda, dell’emigrazione, della povertà da lasciarsi alle spalle.
Di Paolo ha fotografato per anni Cinecittà, gli artisti e gli intellettuali, la nobiltà romana e il jet-set internazionale, oltre a importanti inchieste sociologiche dalle carceri al boom industriale. A lungo collabora con Irene Brin per il mensile “Domina” e alla sua rubrica per “Harper’s Bazaar”, ma quando arriva il momento dei paparazzi, dello scoop a ogni costo e dello scandalo, il suo rigore, la sua fotografia profondamente narrativa, evocativa e mai urlata, cedono il passo.
Nel 1966 chiude “Il Mondo” di Pannunzio. È cambiata l’informazione, sono cambiate le economie. Paolo Di Paolo abbandona la macchina fotografica e si ritira in campagna fuori Roma. Torna agli studi filosofici e al settore editoriale, avvia una lunga collaborazione con l’Arma dei Carabinieri con diverse pubblicazioni e oltre 40 calendari. L’archivio fotografico, oltre 250.000 negativi, provini, stampe e diapositive, viene ritrovato per caso in cantina dalla figlia Silvia Di Paolo, nei primi anni 2000 riportando alla luce la straordinaria lettura di un’epoca.
Maggiori informazioni su: iiclisbona.esteri.it.