L’Istituto Italiano di Cultura di Barcellona ha presentato un evento dedicato alla traduzione in castigliano del recente libro di Paolo Rumiz “Canto per Europa”, in collaborazione con la casa editrice Lapislatzuli, che ha ottenuto un contributo del MAECI per la pubblicazione del libro all’estero. La presentazione è avvenuta il 22 gennaio a Madrid, presentata dalla direttrice Maria Pappalardo, e il 23 gennaio a Barcellona.
Lo scrittore italiano Paolo Rumiz (Trieste, 1947) evoca nel suo ultimo libro, Canto per Europa, una profonda riflessione sulla perdita dei valori fondanti del vecchio continente. L’autore denuncia l’ipocrisia della costruzione di un’organizzazione politica ed economica altamente regolamentata, l’Unione Europea, mentre disumanizza coloro che cercano di raggiungere le sue coste, arrivando da dove Rumiz ci ricorda che l’Europa ha le sue radici, il Mediterraneo orientale. “Canto por Europa” è il risultato di un vero e proprio viaggio attraverso l’Europa costiera, bagnata dalle acque di un mare comune, un mare “ridotto oggi a cimitero e macello”, come lo descrive Rumiz.
Nel 2016, l’autore si è imbarcato con un vecchio amico a bordo di una barca a vela secolare in un viaggio in Medio Oriente con l’obiettivo di riscoprire l’Europa più antica, un’Europa diversificata e solidale con i suoi popoli. Rumiz ci ricorda che, secondo la mitologia greca, Europa era una principessa fenicia rapita da Zeus sulle coste del Libano, ed è da qui, secondo la leggenda, che prende il nome il vecchio continente. Ma oggi, ritiene l’autore, resta ben poco di quell’Europa, dell’eredità ricevuta dalle civiltà che l’hanno formata. Per ricordare quell’eredità e riscoprire le sue radici, l’autore intraprende un viaggio nautico che lo porta dalle coste di Antalaya (Turchia) alla Grecia.
Ed è grazie a questo viaggio che Rumiz ci mostra le meraviglie del Mediterraneo, i suoi miti e la cultura delle sue antiche civiltà, nonché la deriva attuale di un mondo fuori controllo: naufragi, migrazioni, turismo di massa, conflitti, guerre, disastri climatici, ecc. Un viaggio verso la bellezza della storia che contrasta con la visione attuale degli europei, “colonizzati da un pensiero atlantico unico, abbiamo perso la prospettiva della nostra diversità mediterranea”, afferma.
Rumiz unisce due livelli narrativi: uno che si svolge sul piano reale del viaggio attraverso il Mediterraneo e un altro sul piano mitologico: quello del giovane fenicio rapito da Zeus che incarna il mito dell’Europa. Con questo contrasto l’autore rivela quale sia per lui il vero significato della patria europea:
“L’Europa è il sogno, l’ideale di chi non ce l’ha, di chi viene da lontano pieno di speranza, e non tanto di chi la abita, che ha già dimenticato le proprie origini e, in larga misura, la cultura, L’umanità. Ma, soprattutto, l’Europa è figlia dell’Asia, una donna benedetta dagli dei che incarna la Grande Madre, la progenitrice, l’Europa del mito, che forse è stata la predecessore di tutti i migranti”, riflette Rumiz nell’epilogo. “Il problema dell’Europa, oggi, è l’Europa stessa”.
Per maggiori informazioni: Istituto Italiano di Cultura di Barcellona