Da lunedì 7 novembre alle ore 17.30 sul canale YouTube dell’Istituto di Tel Aviv è disponibile il nuovo video della serie “Voci della cultura italiana”, dove scrittori, ricercatori, e artisti raccontano la contemporaneità, con l’obiettivo di lanciare un messaggio inclusivo e, attraverso la cultura, riflettere sui valori del nostro tempo che oggi sembrano più che mai fragili.
Per questo nuovo episodio, gli Istituti Italiani di Cultura di Haifa e Tel Aviv hanno domandato all’autore italiano Paolo Cognetti, vincitore nel 2017 del Premio Strega e del Prix Médicis étranger con “Le otto montagne”, dal quale è stato tratto l’omonimo film vincitore del Premio della giuria al Festival di Cannes 2022, in che modo i libri potrebbero aiutarci a salvare la pace ed evitare le guerre.
Da tempo, Cognetti ha scelto di aderire al filone della letteratura di montagna, ambientando i suoi romanzi più recenti in alta quota, lontano dai ritmi della città: la sua montagna è un luogo universale, dove la vita si fa più lenta e calma, in un rapporto di ritrovata armonia tra uomo e natura.
Per Cognetti, i libri possono aiutarci a superare le sfide che minacciano di rendere il mondo un posto sempre più fragile, ma solo se decidiamo di affidarci alle parole e agli insegnamenti dei grandi maestri della letteratura legati alla natura e alla montagna, come Mario Rigoni Stern.
Considerato da Primo Levi “uno dei più grandi scrittori italiani“, Mario Rigoni Stern ha vissuto quasi tutta la sua vita sull’altopiano di Asiago, dove era nato e a cui era rimasto sempre profondamente legato, anche nei periodi più tragici della storia dell’umanità, come durante la Seconda Guerra Mondiale. Lo scrittore, in seguito all’entrata in guerra dell’Italia nel 1940, aveva combattuto come alpino al confine con la Francia e poi sul fronte greco-albanese e in Russia. Dopo la firma dell’armistizio, il 3 settembre 1943, era stato fatto prigioniero e deportato in un campo di concentramento a Hohenstein, nell’allora Prussia orientale. Solo nel maggio 1945 era riuscito finalmente a tornare a casa, attraversando le Alpi a piedi fino a raggiungere Asiago, da dove aveva deciso di non allontanarsi mai più. L’esperienza della guerra e la montagna avevano impartito a Mario Rigoni Stern alcune lezioni fondamentali, valide ancora oggi, che aveva deciso di affidare ai suoi libri, tra cui “Quota Albania” (1971), cronaca della breve campagna di Francia e della guerra di posizione sui monti al confine tra Albania e Grecia, e “Sergente della neve” (1953), autobiografia della ritirata di Russia.
Attraverso le sue opere, Mario Rigoni Stern ci ha mostrato come gli uomini possano restare uomini dimenticando di essere soldati e non ascoltando le volontà imposte dall’alto che ordinano di essere nemici, ma soprattutto ci ha insegnato ad ascoltare i nostri cuori che ci suggeriscono sempre di essere fratelli.