In occasione di Fare Cinema 2021, l’Istituto Italiano di Cultura di Tunisi presenta sulla propria pagina Facebook il documentario “Il mare che unisce. L’epopea dei Tabarchini”.
Tabarka, città del Nord Ovest tunisino di antiche origine fenicie e oggi quasi ai confini con l’Algeria, è forse il luogo della Tunisia che ha maggiori legami con l’Italia. Nel 1167 l’allora Bey di Tunisi, Abdallah Bockoras, cedette la proprietà dell’isola prospiciente, oggi unita alla terraferma, ai Pisani, i quali la mantennero sino alla metà del Cinquecento, con l’esclusivo privilegio dello sfruttamento di quella che allora costituiva la maggiore risorsa locale: il corallo. Nel 1542 la medesima isola fu data in concessione da Khair ed-Din Barbarossa (probabilmente come riscatto del suo alleato Dragut) alla famiglia genovese dei Lomellini (della cerchia di Andrea Doria e imparentati con i Grimaldi), anch’essi interessati al corallo. I Lomellini colonizzarono Tabarka con un gruppo di abitanti di Pegli, quartiere di Genova, la cui presenza a a Tabarka durò circa due secoli.
Nel 1738, a causa dell’esaurimento dei banchi corallini e del deterioramento dei rapporti con le popolazioni locali, un folto gruppo di tabarkini si trasferì in Sardegna, nell’isola di San Pietro, dove fondò un nuovo comune, Carloforte, così chiamato in onore di Carlo Emanuele III di Savoia, che aveva favorito l’insediamento. Tre anni dopo il Bey di Tunisi invase l’isola e ne ridusse in schiavitù gli abitanti. Questi ultimi, una volta riscattati, si recarono o nuovamente a Carloforte, o a Calasetta nell’isola di Sant’Antioco (anch’essa in Sardegna) o sull’isola di San Pablo presso Alicante, in Spagna, dove fondarono Nueva Tabarca. A differenza di questi ultimi, i tabarkini di Carloforte e Calasetta hanno mantenuto integra la loro identità culturale: il dialetto di queste due località, il cosiddetto tabarchino, è un idioma di tipo ligure in un territorio linguisticamente sardo.
Le vicende di questa comunità costituiscono un dossier presentato dalla Tunisia all’UNESCO per il riconoscimento come patrimonio culturale immateriale e sostenuto da Italia e Spagna. A lavorazione ultimata, il documentario sarà presentato dall’Istituto Italiano di Cultura di Tunisi alla fine del 2021.
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