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The Invisible Mountain al Sapporo International Art Festival
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The Invisible Mountain al Sapporo International Art Festival

Categorie: Cultura e creatività -Arti Visive -Arte concettuale
Il collettivo artistico italiano in Giappone con l'Istituto Italiano di Cultura di Tokyo.
-©-Giovanni-BETTI-Katharina-FLECK_-_-2024

E’ stata inaugurata lo scorso 20 gennaio la terza edizione del Sapporo International Art Festival (SIAF2024), evento di caratura mondiale che raccoglie opere d’arte da tutto il globo. Le opere saranno visitabili gratuitamente, fino al prossimo 25 febbraio, in vari punti di interesse della città di Sapporo, così che l’esperienza artistica possa essere accompagnata dalla cornice del capoluogo dell’Hokkaido.

L’Italia, con la collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo, partecipa al festival con il collettivo artistico The Invisible Mountain, nato nel 2020 a Berlino su iniziativa di Katharina Fleck e Giovanni Betti. La loro pratica professionale e artistica si concentra sull’impatto ambientale degli interventi costruttivi umani.

Katharina Fleck è un architetto di fama internazionale con oltre 15 anni di attività. Ha realizzato molte opere, tra cui la progettazione dell’Aeroporto Internazionale del Kuwait, e ha collaborato con studi di architettura noti, come Foster and Partners e Sauerbruch Hutton.

Giovanni Betti, anche lui architetto, ha contribuito a progetti come Masdar City e Apple Park. È all’avanguardia nel suo settore, con realizzazioni che si spingono oltre i confini tradizionali dell’architettura. Questo lo ha portato a insegnare Progettazione Sperimentale Digitale al Dipartimento di Architettura della University of California – Berkeley e all’Universität der Künste di Berlino.

Da quando l’uomo modifica il paesaggio terrestre è, di fatto, scomparsa la differenza tra ambiente naturale e ambiente costruito. Ecco perché l’installazione si concentra su un paesaggio mutevole, che si posiziona a metà tra i due estremi e sfuma nell’impermanenza: il ghiacciaio Presena, sulle montagne del Trentino, viene ogni anno coperto da tessuti industriali, derivati dalla lavorazione del petrolio, per evitare che si sciolga con le temperature sempre più alte. Tuttavia la protezione del ghiacciaio non è dettata da cause ambientaliste, ma dal voler proteggere una pista da sci in modo da trarre profitto più a lungo della stagione turistica.

In occasione del festival è stato utilizzato un tratto di questo tessuto, drappeggiato nella silhouette del ghiacciaio destinato a sparire. L’installazione esplora questa sfida complessa.

A completare l’opera, una serie di 6 stampe digitali, intitolata Paesaggi iridescenti, che mira a rappresentare la topografia di quelle cime che cambiano costantemente, mostrando la loro inevitabile fine.

Per maggiori informazioni: Istituto Italiano di Cultura di Tokyo 

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