Secondo alcune ipotesi, la città è la più grande delle realizzazioni umane – nella sua struttura appartenente al paesaggio culturale costruito dall’uomo, rimane contrapposta alla libertà della creazione naturale della natura. Tra le innumerevoli moltitudini, a volte è difficile individuare le caratteristiche che determinano l’identità di ciascuna. Alcuni esistono come luoghi senza nome, immaginari, che non vivremo mai. Restano immaginari nello spazio, a volte anche nel tempo. Tuttavia, in questo insieme quasi innumerevole di agglomerati umani, ce ne sono alcuni che spiccano come stelle che brillano nel cielo notturno. Alcuni sono stati etichettati come “globali”, informandoci che abbiamo già superato da tempo il limite di percezione della loro scala. Alcuni hanno fatto la storia, rimanendone testimoni nel tempo, silenziosi e sordi all’assenza dei loro abitanti. Alcune brulicano della vita di un melting pot multiculturale, indipendentemente dalle nostre opinioni e dalla nostra appartenenza etnica.
Sullo sfondo di queste megastrutture, che evocano immagini del presente, se ne può indicare una che è rimasta una peculiarità per anni. Al tempo stesso morta e vibrante. Vecchia eppure sorprendente con nuove visioni. Costruita in legno, pietra e mattoni, anno dopo anno sprofonda nelle profondità della laguna. Una città-donna, mutevole, multicolore, con sfumature diverse.
Le autrici e gli autori delle fotografie, di seguito elencati, sono tutti studentesse e studenti del Politecnico Tadeusz Kościuszko di Cracovia. Supervisione curatoriale: dr inż. arch. Maciej Skaza (WA PK)
- Natalia Dolewska
- Antonina Grabowska
- Karolina Gryczan
- Karolina Heil
- Anna Kordaszewska
- Julia Koscielniak
- Aleksander Raczek
- Maciej Skaza
Per maggiori informazioni: Istituto Italiano di Cultura di Cracovia