Intervista con il lettore Marco Paoli Legler.

Lettori per l’italiano #7. Tashkent

A cura di Margherita Marziali, Ilaria Taddeo e Annarita Guidi
La nostra rubrica Lettori per l’italiano continua con il lettorato di italiano all’Università delle Lingue Mondiali di Tashkent.
Marco Paoli Legler insegna italiano presso le Facoltà di Traduzione e Filologia dell’Università delle Lingue Mondiali di Tashkent dal 2016, dove è responsabile degli esami del Centro Certificazioni della Lingua Italiana in collaborazione con l’Università per Stranieri di Perugia. Si è specializzato in didattica interculturale, ludico-cooperativa e della rete.
L’Uzbekistan è uno Stato giovane – considerando sia la data di fondazione del Paese che l’età media della popolazione – e in crescita economica. Qual è il ruolo dell’italiano nel processo di sviluppo del Paese?
Significativi contributi del made with Italy vanno, per esempio, dalla ristrutturazione di un impianto siderurgico di epoca sovietica effettuata dall’azienda Danieli, alla realizzazione di contatori domestici per il gas di nuova generazione della ditta Fiorentini che, assieme a Terranova, fornisce anche un supporto completo alla digitalizzazione della rete.
Attualmente il Politecnico di Torino, dopo aver creato un liceo, sta cercando di espandersi a livello di scuola primaria, dove già sono partiti due corsi di italiano per bambini russofoni tenuti da una mia ex studentessa, contribuendo così alla diffusione dell’italiano anche in quell’ordine scolastico. Inoltre dall’anno scorso sono presenti ben 15 corsi di italiano per alunni della scuola primaria e secondaria all’International School Al Beruniy, dove insegna un’altra ex studentessa dell’Università delle Lingue Mondiali. Mi occupo di entrambe le giovani insegnanti come tutor, dando il mio supporto con materiale didattico e consigli sulla conduzione delle lezioni.
Oltre che all’Università delle Lingue Mondiali di Tashkent (la più grande in Uzbekistan con un bacino di utenza che si estende a tutto il paese, l’unica che forma insegnanti e Centro CELI per tutta l’Asia Centrale), l’italiano viene insegnato in città anche all’Università dell’Economia Mondiale e della Diplomazia come lingua facoltativa, e alla sede del Politecnico di Torino nella capitale. Nel Paese, inoltre, viene insegnato anche all’Istituto Superiore di Lingue straniere di Samarcanda e all’Istituto di Imprenditoria e Pedagogia di Denov.
In che modo il plurilinguismo dell’Uzbekistan e il carattere multiculturale della capitale Tashkent influenzano l’apprendimento della lingua italiana?
Ufficialmente la lingua nazionale è l’uzbeko anche se, per motivi storici legati al passato sovietico del paese, nelle città si parla diffusamente il russo, lingua riconosciuta in ambito lavorativo e per le pratiche burocratiche. Il multilinguismo caratterizza soprattutto i centri cittadini dove convivono pacificamente minoranze di diverse etnie, da quella tagika, concentrata soprattutto a Samarcanda e Bukara, a quella karakalpaka in Karakalpakstan e quella tartara, coreana, cinese, kirghisa, baschkira e kazaka presenti soprattutto nella capitale, Tashkent. Negli ultimi anni è stato introdotto e diffuso in tutti gli ordini di scuole lo studio obbligatorio dell’inglese, che viene quindi padroneggiato soprattutto dalle nuove generazioni.
Il plurilinguismo caratterizza quasi l’intera popolazione all’interno della quale, paradossalmente, i giovani universitari talvolta comunicano in inglese nei casi in cui, ad esempio nei gruppi misti, venga a mancare il tramite linguistico dell’uzbeko o del russo. Soprattutto in tali situazioni il translanguaging viene praticato costantemente e non solo per rendere maggiormente chiare le istruzioni del docente e i contenuti della lezione. Esso risulta essere infatti un’efficace risorsa per una didattica inclusiva che preveda l’interazione in classe tra studenti su base collaborativa e la valorizzazione di ciascun patrimonio linguistico e culturale. Certamente la conoscenza dell’inglese o del russo facilita la comprensione di aspetti grammaticali, lessicali, morfologici e sintattici dell’italiano molto diversi dall’uzbeko, lingua agglutinante del ceppo turco, anche se d’altra parte gli uzbeki sono favoriti nella pronuncia più simile alla nostra.
Anche se ancora molto legati a metodi di insegnamento tradizionali, è stato possibile più o meno gradualmente vincere le iniziali resistenze di molti studenti all’uso di un approccio olistico e multisensoriale, basato su tecniche di apprendimento induttivo ed esperienziale attraverso la metodologia del learning by doing.
Anche attraverso la letteratura è facile operare accostamenti culturali senza alcun intento di affermare la superiorità di una cultura sull’altra, anzi, partendo dalle somiglianze. Un esempio di questo procedimento può essere dato dalla nota poesia di Leopardi “Il sabato del Villaggio”, proposta agli studenti come modello per farne un calco adattato alla propria città. La metropoli di Tashkent, infatti, è strutturata in diversi quartieri detti mahallas, caratterizzati da case a un piano con il cortile interno, in cui la vita è rimasta ancora molto legata alle tradizioni contadine nonostante la forte modernizzazione urbana in atto.
L’Italia gode di una certa familiarità in Uzbekistan, secondo un interesse per la cultura italiana comune a molti Stati post-sovietici. In questo contesto, quali iniziative mette in campo per promuovere l’immagine del nostro Paese?
Per ricordare “Pirandello e il cinema” e “Leopardi e la rete” in occasione delle ultime Settimane della lingua italiana, ci siamo avvalsi della Biblioteca Statale Uzbeka Alisher Navoi di Tashkent, mentre lo spettacolo su Leonardo e i laboratori di didattica creativa dedicati all’artista hanno avuto luogo presso la Galleria d’Arte NBU. Ho organizzato anche diversi eventi culturali legati alla gastronomia in ristoranti italiani: ad esempio, per la Settimana della Cucina Italiana abbiamo proiettato al ristorante L’Opera il film “Gli arancini di Montalbano”, per ricordare, insieme all’anniversario della morte dello scrittore Andrea Camilleri, anche la festa di Santa Lucia, accompagnata da una degustazione di arancini preparati dallo Chef italiano e allietata dall’esibizione canora di un noto mezzosoprano del Teatro Alisher Navoi.
Un primo contatto degli studenti della Facoltà di Traduzione con l’opera del Sommo Poeta è stato favorito, oltre che dalla conoscenza di Dante e della Divina Commedia diffusi in Uzbekistan fin dai tempi sovietici, anche dall’utilizzo degli audiolibri della Divina Commedia recitati in italiano e altre lingue, forniti dal MAECI. Queste versioni del testo in lingue differenti hanno dato ottimi spunti di riflessioni metalinguistiche e sono servite non solo alla comprensione del poema, ma anche a parafrasarne i versi. Tra l’altro esiste anche una versione uzbeka dell’Inferno fatta dal poeta Abdulla Oripov, che con un lavoro trentennale è partito proprio dalle versioni dell’opera inglese e russa.
Grazie all’Associazione per l’Amicizia tra l’Uzbekistan e l’Italia, di cui sono membro, ho potuto collaborare anche con il Teatro Alisher Navoi, il più grande in Centro Asia. Il Teatro ogni anno ha in cartellone le più famose opere italiane, prezioso veicolo per la nostra lingua e la nostra cultura. A questo scopo offro come volontario a giovani stagisti corsi di italiano. Tale contatto mi ha permesso inoltre di avviare il progetto didattico “Impariamo l’Italiano all’Opera”, che dà libero accesso alla visione di spettacoli lirici a Teatro da parte dei miei studenti, spunto per interessanti attività didattiche legate all’opera italiana, anch’essa argomento di lezione.
Quali iniziative sono, invece, finalizzate a promuovere aspetti meno conosciuti o familiari, anche al di fuori degli stereotipi che spesso si legano alla conoscenza della nostra cultura all’estero?
La recente mostra di fotografie tratte dagli archivi dei F.lli Alinari “ItaliAE”, suddivisa in quattro grandi sezioni, ha fornito abbondante materiale per la conoscenza di un’Italia a tutto tondo e non solo da cartolina. Gli individui rappresentati in diversi contesti urbanistici, sociali e naturalistici hanno sollecitato un’immediata immedesimazione da parte degli studenti, che da interlocutori si son fatti attori e protagonisti di vite immaginate e da loro rappresentate in attività di storytelling, spesso in chiave contrastiva con il proprio vissuto uzbeko. Le fotografie hanno dato anche lo spunto per parlare di tematiche attuali come la salvaguardia di Venezia dal passaggio delle grandi navi o il rispetto della natura montana, oppure la comprensione del diverso. Di ancor più forte impatto per gli studenti è risultata la mostra “La Via della Seta” che ha proposto interessanti esempi della nostra produzione nel campo dell’arte contemporanea, completando così l’immagine artistica dell’Italia, soprattutto per quanto riguarda le ultime produzioni di scultura, per molti qui ferma ancora all’età classica. In generale ben poco avvezzi a interagire con espressioni artistiche, vista la loro esiguità nel territorio e la loro assenza come vera e propria materia di studio a scuola, forte è il loro desiderio di apprenderne le diverse forme.
In che modo la pandemia ha accelerato il processo di digitalizzazione della didattica dell’italiano e favorito l’uso di strumenti come i social media per la promozione linguistica e culturale?
Grazie a Zoom e all’edizione digitale dei libri di Edilingua in adozione (“Via del Corso”), ho potuto approntare lezioni on line in presenza secondo l’orario d’insegnamento settimanale. Per gli studenti è stato dapprima difficile orientarsi nel nuovo modo di fare lezione ma poi, anche grazie alla decisione governativa di far potenziare le connessioni internet in quasi tutto il Paese, è stato possibile per molti di loro essere presenti on line senza problemi.
In pieno periodo pandemico è caduto il 700º anniversario della morte di Dante, che è stato il leitmotiv di tutti gli avvenimenti culturali sia off line, come in occasione della Giornata delle Lingue Europee, dove gli studenti hanno recitato i versi di Dante con accompagnamento musicale, che on line.
Un ciclo di lezioni su Dante e la Divina Commedia basato sul manuale “La Divina Commedia per studenti stranieri” di Domenico Palumbo è stato il lavoro preliminare ai webinar organizzati durante l’anno dantesco, che hanno visto dapprima il prof. Riccardo Moratti, abile divulgatore delle opere dei classici italiani in diversi teatri italiani, presentare loro il viaggio di Dante nell’Aldilà in maniera teatrale, coinvolgendo sia i suoi studenti lombardi che quelli uzbeki presenti on line in stimolanti riflessioni interculturali.
Per il “Dantedì” la sociolinguista Vera Gheno è partita dalla sua recente pubblicazione “Parole contro la paura” per discutere con gli studenti sul significato semantico e sociologico di questo termine. Partendo da un’analisi della paura di Dante ne ha attualizzato il significato arrivando alla paura del Covid-19. Tale confronto ha messo in evidenza il diverso approccio degli orientali nei confronti della paura, accettata con un “inshallah”, “se Dio vuole”. Infine il prof. Domenico Palumbo, nella “Giornata Mondiale del Libro”, ha parlato con loro della Divina Commedia, approfondendo tra l’altro alcuni riferimenti extratestuali fatti nel suo libro relativi a tradizioni tipiche italiane, come quella dei numeri del lotto, messa in relazione al sonno profondo di Dante, un esempio di forma di predizione del futuro che qui in Uzbekistan trova molto seguito, anche se in forme diverse.