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Yes I Can: al via il primo tour internazionale
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Yes I Can: al via il primo tour internazionale

Categorie: Lingua e formazione

Il progetto dedicato al riciclo dell’acciaio incontra il Sistema della Formazione Italiana nel Mondo. Si inizia con i licei italiani di Madrid e Bogotá

Yes I Can Incontro
Yes I Can Incontro

È iniziato il 23 novembre 2021 il primo tour internazionale di Yes I Can, progetto promosso dal consorzio Ricrea in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Per la prima volta, quest’anno, l’iniziativa coinvolge le scuole italiane all’estero.

Yes I Can prevede incontri con le scuole condotti dal giornalista e documentarista Luca Pagliari, esperto di tutela dell’ambiente. Attraverso un format basato sullo storytelling, Pagliari coinvolge gli studenti e i docenti in una discussione partecipata, in cui si approfondiscono diversi aspetti del riciclo degli imballaggi in acciaio.

Il 23 novembre Pagliari, insieme a Federico Fusari e Roccandrea Iascone (rispettivamente, Direttore e Responsabile comunicazione del consorzio Ricrea), ha incontrato su Zoom gli studenti del Liceo Fermi di Madrid e del Liceo Da Vinci di Bogotá. Da Madrid hanno partecipato oltre 50 studenti, con la professoressa Beatriz Tejero, docente di lingua e cultura spagnola. Da Bogotá si sono collegati 350 studenti, insieme al dirigente scolastico Marco Santopaolo.

Già in questi primi due incontri, il tour internazionale di Yes I Can ha anche consentito di porre a confronto le pratiche del riciclo e dell’economia circolare in una prospettiva globale. Ad esempio, gli studenti di Bogotá hanno evidenziato come, sebbene esistano un quadro normativo e un sistema di raccolta, ciò che va costruito è la cultura del riciclo, lavorando sull’educazione dei cittadini, “insegnando alle persone come fare le cose”.

“Non esistono rifiuti, esistono risorse”; “Le piccole cose, cioè i comportamenti dei singoli individui, fanno la differenza”; “L’ambiente è tutto ciò che interagisce con il nostro organismo” sono alcune delle idee a partire dalle quali si è sviluppato un confronto che ha visto gli studenti intervenire con diverse domande, che hanno spaziato dal modo corretto di conferire gli imballaggi usati alle azioni più efficaci per ridurre l’inquinamento nei prossimi vent’anni e nei Paesi meno sviluppati.

Se è vero che non è necessario lavare gli imballaggi in acciaio prima di conferirli, per poter ridurre l’inquinamento in una prospettiva a lungo termine sarebbe necessario – come spiegato da Fusari – che l’intera produzione siderurgica fosse basata su fonti rinnovabili. Attualmente, nel mondo, sono ampi i gap tecnologici da colmare per arrivare a un tale risultato, ma l’intera industria, a livello globale, è concentrata su questa sfida.

Tra i brevi video che hanno animato il dialogo con gli studenti, quello del 1992 che documenta la partecipazione di Severn Cullis-Suzuki (allora giovanissima attivista canadese dell’Environmental Children’s Organization) alla conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo, in cui chiede ai partecipanti di fare in modo che le loro azioni rispecchino gli intenti da loro espressi verbalmente. A distanza di trent’anni, quello ambientale è ancora un problema che riguarda il presente e il futuro di tutti e, come concluso da Pagliari, spetta ora alle giovani generazioni il compito più importante.

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