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Il bambino di Ana Zaga (Azerbaijan)
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Il bambino di Ana Zaga (Azerbaijan)

Categorie: Non categorizzato -Cultura e creatività -Archeologia e Patrimonio

La scoperta di resti umani del Mesolitico in Gobustan.

Resti umani scoperti nel livello 5 del riparo di Ana Zaga (circa 10.000 anni fa) - Human remains recuperated in the layer 5 of Ana Zaga rockshelter (around 10.000 years)
Resti umani scoperti nel livello 5 del riparo di Ana Zaga (circa 10.000 anni fa) – Human remains recuperated in the layer 5 of Ana Zaga rockshelter (around 10.000 years)

Dal 5 al 25 agosto 2022 un team internazionale di archeologi, coordinato da Dario Sigari (Università degli Studi di Ferrara, CNRS-UMR 5608 TRACES, CNR-ISPC) e da Marcos García-Diez (Universidad Complutense di Madrid), ha condotto una campagna di ricerca all’interno della Riserva Nazionale Storico Artistica del Gobustan in Azerbaijan. Tra le istituzioni finanziatrici si annoverano il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Italia), la Fundación Palarq (Spagna) e la Fundación Atapuerca (Spagna). Anche il Ministero della Cultura dell’Azerbaijan, la Riserva Nazionale Storico Artistica del Gobustan (Azerbaijan), l’Università degli Studi di Ferrara (Italia) e l’Università Complutense di Madrid (Spagna) contribuiscono alla promozione del progetto.

Obiettivo principale di questa Missione è stato ampliare le conoscenze acquisite finora sull’arte rupestre del Gobustan (dal 2007 sito UNESCO).

Il progetto di ricerca archeologico, attivato nel 2019 (con un’interruzione nel 2020 dovuta alla diffusione della pandemia da COVID-19), mira a comprendere la cronologia dell’arte rupestre e le sue relazioni con i gruppi umani che hanno vissuto in questo territorio in epoca preistorica.

Per rispondere a tali questioni, le indagini archeologiche si sono focalizzate: 1. sullo studio dell’arte mobiliare e parietale di Ana Zaga, una piccola “grotta” che conserva centinaia di figure incise sulle sue pareti e un importante deposito archeologico, in parte indagato tra gli anni Sessanta e Ottanta dai ricercatori locali  I. Jafarzade, J. Rustamov e F. Muradova, che portarono in luce numerose evidenze relative all’occupazione umana del sito; 2. su un saggio di scavo sempre all’interno di Ana Zaga.

Questo saggio è stato condotto su una sezione che fu esposta durante gli scavi realizzati da J. Rustamov nel 1977, e che in parte copre dei massi incisi, offrendo così un riferimento per stabilire un’età minima dell’arte rupestre e comprenderne il significato in funzione delle sue relazioni con i livelli di occupazione umana.

Cinque livelli archeologici, che confermano la presenza umana dal Mesolitico (circa 10.000 anni fa) al Medioevo (circa 600 anni fa), sono stati messi in luce e in questi sono stati rinvenuti numerosi reperti: strumenti realizzati in pietra, ossa di animali di taglia medio-grande cacciati (caprini, ovini, equini, bovini), ornamenti personali, frammenti ceramici, ossa di animali di piccoli animala taglia, carboni e semi. Questi ultimi risultano di grandissima importanza per comprendere come sia cambiato il clima e di conseguenza si sia trasformato il paesaggio negli ultimi 12.000 anni.

A questi ritrovamenti si associano quelli relativi a un essere umano rinvenuti nel livello 5, attribuito ad epoca mesolitica, e che costituiscono certamente la scoperta più significativa di questo scavo. Le ossa scoperte infatti appartengono al piede di un bambino (tra i 4 e gli 8 anni) e sono state trovate in connessione anatomica. Prossime analisi in laboratorio permetteranno di definire meglio l’età dell’individuo, di confermare la relazione con i resti rinvenuti da J. Rustamov 45 anni fa, e di ricostruire il rituale funerario cui fu sottoposto il giovane individuo.

I resti umani di Ana Zaga sono dunque una chiave di lettura importante per comprendere il comportamento simbolico, i riti ancestrali delle ultime società di cacciatori-raccoglitori e anche il significato dell’arte rupestre prossima alla sepoltura.

Vale la pena ricordare infatti che tali reperti umani arricchiscono un record paleoantropologico ad oggi scarso, relativamente quei gruppi umani che vissero tra la fine del Pleistocene e l’inizio dell’Olocene, ovvero prima dello sviluppo delle società dedite all’agricoltura e alla pastorizia, quando i rituali funerari, con le relative pratiche di interramento, iniziarono a farsi sempre più sistematiche e strutturate.

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